“The Leftovers cosa?” direte voi, ed io vi risponderei “la migliore serie tv al mondo ed assolutamente la mia preferita”. Perché?
La serie debutta nel giugno 2014 con lo sconvolgente pilot di 72 minuti che lascia disorientati ma altrettanto interessati, insomma inizio col botto, tra visioni mistiche, malinconia, sette oscure, famiglie distrutte e un vicinato all’apparenza tranquillo. Un pò come Desperate Housewives no?
La trama non può essere definita in poche frasi coincise ma essendo basata sul romanzo di Tom Perrotta possiamo ispirarci ad una breve descrizione del libro. Il 2% della popolazione mondiale scompare nel nulla, e il resto della popolazione deve convivere con questa misteriosa ‘dipartita’. La scena si concentra su una piccola comunità, Mapleton, dove più di un centinaio di persone sono svanite, e segue le vicende della città a partire da tre anni dopo l’accaduto.
La prima cosa che davvero colpisce di The Leftovers, ancora prima di iniziare la visione è la sigla, e la colonna sonora in generale, pura magia.
Sinfonie di violini e pianoforti che si intrecciano e fanno venire un groppo in gola, difficile da mandare giù.
Max Richter, il compositore, è stato candidato agli International Film Music Critics Award per la maestria nella scrittura di queste melodie, perfette per la fotografia e la regia impeccabile di Mimi Leder.
E come non parlare dei personaggi, che nel corso delle stagioni diventano tutti, chi più, chi meno, protagonisti. Si è subito attratti da questo affascinante poliziotto in superficie “normale” (per quanto possa essere normale uno che ha assistito allo smembramento della sua famiglia). L’apice della sua “normalità” si avrà nel finale della seconda stagione. Da brividi solo a pensarci.
Altra figura di rilievo è il reverendo di Mapleton, la cui figura religiosa viene messa da parte nelle prime stagioni, concentrandosi piuttosto sulla sua vita personale e in seguito alle drastiche conseguenze dovute alla “dipartita” di persone a lui care. Andando avanti nelle puntate è sempre più convinto che la causa di questa scomparsa non sia profetizzata nella bibbia come tutti pensano. Qui Lindelof rappresenta una dilagante ipocrisia nei confronti della chiesa e di tutte le istituzioni religiose, con dialoghi e altre figure chiave estremamente nichiliste.
Non voglio dilungarmi troppo sui personaggi, che sono tutti da scoprire, ve lo assicuro. Ognuno di loro ha qualcosa di caratterizzante, cosa che rende questa serie davvero superba. La caratterizzazione approfondita, veramente angosciante e realistica. E con questo anche l’interpretazione degli attori, come Justin Theroux nei panni di Kevin e Ann Dowd nei panni di Patti, interpretazioni al di sopra della media.
Ciò che vi chiederete detto ciò sarà “ma perché non è così mainstream?” o “perché molti l’hanno abbandonata nel tempo?”. Una risposta concreta non c’è a questa domanda ma dovessi trovarne una direi che bisogna essere molto audaci per portare avanti una visione del genere. The Leftovers è una serie tv introspettiva, non puoi guardarla e non entrarci con mente e cuore, fa riflettere, fa pensare, e non lascia spazio a scene buttate lì o senza senso.
Penso di avervi spaventato abbastanza, quindi vi allego qualcosa di meno macabro per distogliere l’attenzione dalle mie parole. O forse no.
Articolo a cura di: Federica Gandolfo