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The Sinner (2017)

C’è chi si spazientisce ad aspettare che escano i nuovi episodi di una serie, magari a distanza di anni. Anche per questo motivo il mercato delle miniserie, ormai di qualità sempre più alta e con cast importanti, si sta facendo ricco ed interessante.
The Sinner si compone di quattro miniserie quasi antologiche: in comune hanno solo il detective, Harry Ambrose, interpretato da un bravissimo Bill Pullman.

A fare da collante tra le stagioni solo qualche riferimento alla sua vita, ma niente che renda impossibile vedere una serie prima dell’altra.
La trama gira sempre intorno ad una o più morti violente, il cui colpevole è palese: il killer è sempre chiaro dal primo episodio, lasciando poco spazio ad ipotesi.
Ma il Detective Ambrose, grazie alla sua attenzione ai particolari, non è uno che si ferma alle apparenze. Scavando nel torbido ci accompagna a scoprire che niente è ovvio, e che sotto la superficie si nascondono segreti sopiti, improbabili, terrificanti.

Delle quattro stagioni la più notevole è sicuramente la prima, ed è anche l’inizio di tutto.

La protagonista è Cora Tannetti, interpretata da una ottima Jessica Biel (che è anche creatrice e produttrice della serie).
Sposata con un uomo amorevole, hanno un bambino piccolo spesso affidato ai genitori di lui, che vivono nella casa accanto.
La loro vita è tranquilla e monotona, scandita dai ritmi  della quotidianità e da quelli lavorativi della ditta di famiglia.
Nonostante la sua vita sembri apparentemente felice, nei momenti di solitudine scopriamo Cora molto depressa, con con pensieri addirittura suicidi.

Una mattina d’estate la famiglia Tannetti si reca al lago per una gita, alla ricerca di un po’ di refrigerio e un po’ di pace.
Dopo una nuotata solitaria, mentre sta sbucciando una pera per il figlio, Cora si accorge di una compagnia di giovani che ridono e scherzano.
La fidanzata di uno di loro mette su una canzone incisa dal gruppo del ragazzo anni prima, quando suonava in una band all’università.
Alzano il volume, sempre di più, finchè ad un tratto Cora si avventa sul ragazzo pugnalandolo più volte, al punto di ucciderlo.

Il caso viene assegnato al detective Ambrose, un uomo separato dalla moglie di cui è ancora innamorato.
Una delle problematiche che minano la possibilità di un riavvicinamento tra i due, a parte il coinvolgimento personale che mette nei suoi casi, è sicuramente una relazione tossica a cui non riesce a porre fine.
Ambrouse, infatti, ha tendenze masochiste (forse causate da dei sensi di colpa) che soddisfa con una cameriera che ama fare la dominatrice.

La colpevolezza di Cora è evidente, ma il detective non si ferma alla superficie.
Osservando lo stato della donna subito dopo l’omicidio e analizzando il quadro completo degli eventi, sospetta che sotto al gesto ci sia qualcosa, un movente che lei stessa non conosce.
Da subito sembra che la canzone sentita sulla spiaggia sia stata la molla che ha scatenato tutto, ma il motivo resta un mistero.
Cora mente sul suo passato al detective, anche se non sa nemmeno lei il perché, e quando invece prova a raccontare quella che per lei è la verità ci sono molte incongruenze. Cos’è successo quella notte del 4 Luglio di qualche anno prima? Cos’è seppellito nel suo subconscio?

La serie è da subito interessante: il punto forte sono i flashback che, in pochi secondi, anche solo con un rumore da far accapponare la pelle, creano un’atmosfera inquietante, torbida ed angosciante.
Incuriosiscono, e sono posizionati con tempistiche perfette.
La storia che si va delineando è un continuo mutare e divenire, lasciandoti sempre in sospeso, perché quello che pensavi di sapere viene capovolto improvvisamente, e sembra di scendere sempre di più in un gorgo profondo e buio che ti inghiotte.

Una serie notevole, da binge watch. Consigliata al 100% .

The Sinner è disponibile su Netflix.

Articolo a cura di Gea Gatti