“I will continue until I find a man that I can’t defeat”
(Continuerò finchè non troverò l’uomo che non potrò sconfiggere)
Peaky Blinders ritorna finalmente su Netflix con la 5a stagione. Tra omicidi ben escogitati, nemici sempre più pericolosi e traffici da gestire, la famiglia Shelby si rende ancora protagonista, nella stagione più dark e qualitativamente più alta vista fino a ora.
Non è mai semplice riuscire a descrivere precisamente Peaky Blinders, senza rischiare di far perdere,su carta, tutta la sua essenza. Questa quinta stagione, si è rivelata la perla delle perle. Una dimostrazione di come una serie di alta qualità, possa sempre alzare l’asticella. E Peaky Blinders questo lo fa eccome.
La nuova stagione inizia nel famoso Martedì Nero del 1929: le borse sono crollate, ha inizio la Grande Depressione. Il disastro di Wall Street rischia di mettere in ginocchio anche le finanze della famiglia Shelby, che aveva acquistato negli Stati Uniti. La colpa ricade su Michael, colpevole di non aver ascoltato Tommy, il quale gli aveva spiegato cosa fare, prevedendo una crisi. Il capo famiglia, ora eletto nel partito laburista, dovrà affrontare le nuove responsabilità politiche, le problematiche economiche, i propri problemi di salute, peggiorati dalle dipendenze e i traumi del suo passato, che sembra non voler andare via. Tutti gli Shelby sembrano bene lontani dal raggiungimento della pace.
Si scorge sin da subito un notevole cambiamento egli equilibri: Tommy sembra ormai al limite, sul punto di esplodere, così come Arthur, sempre più preda dell’ira. I protagonisti stanno mutando e mutano gli equilibri, come è naturale che sia, dati gli anni descritti. Ci troviamo nel ’29, il mondo sta vivendo una grave crisi economica e i movimenti nazionalisti si stanno facendo strada in Europa. Vi sono tutti gli elementi per dar vita ad un finale di stagione pieno di sorprese.
La nuova stagione di Peaky Blinders unisce una qualità molto alta a un‘atmosfera molto più dark delle precedenti, grazie a diversi elementi.
L’ambientazione storica riproduce perfettamente il clima che si respirava agli albori degli anni ’30. Oswald Mosley (interpretato da un magistrale Sam Claflin) incarna questo periodo di tensione e ruggenti lotte politiche, che getteranno le basi per il secondo conflitto mondiale. Storico rappresentante del partito nazionalsocialista, l’uomo è forse il villain più pericoloso ed esperto che Tommy abbia mai fronteggiato. È un fomentatore che sa far leva sulle paure del periodo, ha un visione distorta del mondo, dove chi possiede il denaro è corrotto e non deve averlo.È plateale, così come plateali sono il suo gesticolare e il modo in cui scandisce le parole. Incute timore.
Mosley è molto simile a Tommy: bello, elegante, sa parlare alle masse, è intelligente, abile nelle strategie, abile nella politica. Pertanto, è il cattivo che Tommy cerca di distruggere in tutti i modi. Mai come in questo caso, gli esiti della battaglia sono così incerti.
L’atmosfera cupa si infittisce con la vita degli Shelby, tutti sempre più in crisi. A cominciare da Thomas. Il protagonista sta cedendo. Non ha più la sicurezza di un tempo. Il fantasma di Grace lo segue, metafora dei suoi sogni distrutti e dei suoi incubi. Questo Tommy adulto si porta dietro i traumi della guerra, la mancanza di Grace e l’ossessione che qualcuno voglia detronizzarlo. È un re in paranoia. L’uomo da un lato cerca sempre di più la solitudine, ha bisogno di momenti in cui rimanere con se stesso e il suo cuore infranto. D’altronde, più si sale in cima, più l’animo umano conosce la sua solitudine. Ogni sua piccola vittoria, non lo rende più completamente felice, ormai nel timore che questo equilibrio possa essere distrutto. A peggiorare la situazione, la sua salute sembra peggiorare sempre di più.
Arthur deve fare i conti con la sua ingestibile furia, Michael dovrà lottare per riconquistare la fiducia della famiglia, Polly è ancora una presenza fondamentale per Tommy, ma appare sotto tono, stanca. È come se alla soglia dei suoi 50 anni, sentisse il bisogno di cambiare. La frattura tra i membri della famiglia si fa sempre più grande.
Dunque, i riferimenti storici sono sempre più sottili e precisi, e la lotta interiore dei protagonisti è in questa stagione, decisamente protagonista. Sembra fondersi bene con i problemi di una società in preda alla crisi e al cambiamento. Una società accecata dalle promesse. La trama si complica, non è più lineare, ma procede quindi su due binari che si incrociano.
Non bisogna dimenticare che Peaky Blinders può vantare un’eccellente qualità nella regia, inquadrature e montaggio. 6 episodi ricchi di tensione, ma anche belli da vedere: ci sono le solite piccole battute ironiche e soprattutto i classici rallenty degli Shelby. Tutto abbellito dalle azzeccate (ancora una volta) scelte musicali e da un montaggio soprattutto, emozionante, creatore di scene iconiche della serie (a questo proposito, capirete queste parole quando vedrete la sequenza de Il lago dei cigni).
Vale infine la pena spendere delle parole per le performance attoriali, di altissimo livello. Da incoronare, la triade Cillian Murhpy– Helen McCrory- Sam Claflin. Quest’ultimo esce fuori dalla comfort zone, che ha comunque mostrato il suo talento, facendolo esplodere nel ruolo del cattivo. Tiene bene testa a Cillian Murphy, che sta probabilmente scrivendo sulla scena, uno dei ruoli più importanti e meglio riusciti di tutta la sua carriera. Helen McCory sempre più convincente nei panni di Polly: il volto scolpito dalle crisi del suo animo, ma sempre affascinante e autoritaria.
Peaky Blinders dimostra ancora una volta di essere un prodotto di altissima qualità, che non ha nulla da invidiare alla produzione cinematografica. Una perla del panorama seriale. La quinta, più delle altre, è una stagione che si è perfezionata. Una narrazione cupa e ansiogena, in attesa della tempesta. L’ultima stagione di Peaky Blinders, vi aspetta su Netflix.