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Hunters (serie televisiva) – La Recensione

A differenza romanzo ucronico di Philip K. Dick “La svastica sul sole” dal quale è stato tratto L’uomo nell’alto castello, altra serie prodotta da Amazon Studios, Hunters prende spunto da eventi reali.

«Vivere una bella vita non è la miglior vendetta. La miglior vendetta è la vendetta».

Siamo a New York nel 1977. E’ l’estate di David Berkowitz, killer noto con il soprannome di “Figlio di Sam”, del celebre blackout del 13 luglio, che fece calare le tenebre su tutta la Grande Mela. Ma soprattutto è l’estate in cui morì Wernher von Braun scienziato e ingegnere tedesco naturalizzato statunitense. Figura di spicco nello sviluppo della missilistica nazista e poi americana, l’uomo fu il primo nome nella lista delle “menti” del Progetto Paperclip. Discutibile operazione che portò negli States, con l’avallo della futura Cia, 2.000 fra scienziati tedeschi e loro familiari, tra il 1945 ed i primi anni ’70, con lo scopo di non lasciarli in mano ai sovietici.

Questa la necessaria premessa storia di Hunters, serie di 10 episodi di Amazon Prime Video e prodotta da Jordan Peele (Get Out e Us).

Gli autori deformano la realtà in un universo a metà strada tra un cinecomic e violenza pulp alla Tarantino.

Similmente a Bastardi senza gloria e giocando con i vezzi stilistici del regista di Knoxville, David Weil, creatore della serie, inscena una “caccia al nazi” da parte di una squad formata da improbabili personaggi che sembrano usciti da un fumetto. C’è Lonny Flash (Josh Radnor), ex attore vanesio e caduto in disgrazia, sorella Harriet (Kate Mulvany), ex agente del MI-6, Roxy Jones (Tiffany Boone), un’attivista per i diritti degli afroamericani, Mindy (Carol Kane) e Murray Markowitz (Saul Rubinek), coppia sopravvisuta all’Olocausto, con un figlioletto da vendicare e Joe Torrance (Louis Ozawa Changchien), veterano del Vietnam.

A capo della combriccola Meyer Offerman (Al Pacino) ricco e potente uomo d’affari scampato anche lui all’orrore nazista. Infine l’ultimo arrivato: il giovane Jonah Heidelbaum (Logan Lerman) ansioso di vendicare la morte della nonna.

Tra i cattivi invece spiccano uno straordinario Dylan Baker (Happyness) nel ruolo del politico Biff Simpson e Greg Austin nei panni del giovane nazista Travis Leich.

Hunters è un pastiche di generi sempre in bilico tra b-movies anni ’70, revisionismo storico, esplosioni pulp e molto black humor.

Anche se appetibile e scorrevole, la trama pecca di alcune ingenuità narrative eccessivamente giovanilistiche che stridono con l’argomento. In particolare l’eccessivo esibizionismo filmico delle torture di Auschwitz e lo scanzonato approccio storico che non è stato ben accolto dalla comunità ebraica.

Ottima la selezione musicale da “Baby, Do That Thing” delle Honey and the Bees, a “I Found a Reason” dei The Velvet Underground, dai “The End” dei The Doors, alla finale “Song of a Sinner” dei Top Drawer.

“Jewsploitation” divertente e metacinematografico anche se un po’ troppo fine a sé stesso.