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Fleabag e le strategie di coping

Attenzione, non si escludono spoiler

Fleabag è una trentenne quantomeno problematica: partner occasionali, rapporti disfunzionali con la propria famiglia, un lutto irrisolto e un lavoro instabile.

Chiaramente non tutto dipende da lei: la sorella così diversa e con un marito insopportabile; il padre che vive con una matrigna a dir poco odiosa (spoiler: non è questo il lutto di cui sopra, ma soltanto un violento climax di fine stagione 1 lo chiarirà) non fanno che elevare Fleabag ad outsider, pecora nera in ogni contesto possibile.

Seppur non è certo la prima volta che una serie mette al centro un protagonista pieno di problemi, è invece vincente la forma con cui il tutto viene gestito.

Si perchè Fleabag è di matrice teatrale, è l’ideatrice nonchè protagonista ha un modo molto particolare di affrontare le situazioni di stress:

Infrangendo, costantemente, la quarta parete

Phoebe Waller-Bridge usa questa tecnica con una padronanza che davvero colpisce. Forse la piena consapevolezza di questo la si raggiunge nella stagione 2, ma già nei primi episodi è chiaro come parlare al pubblico coincida pienamente con il sarcasmo e umorismo con cui Fleabag sa non solo controbattere, ma sopravvivere. Rifulgere i confronti emotivi.

fleabag

Facile empatizzare con chi scherza su qualsiasi cosa per evitare il dolore, il confronto; meno facile elevare il parlare rivolti allo spettatore oltre la mera tecnica narrativa, magari persino a rischio di abusarne.

Fortunatamente, la Bridge è riuscita nell’impresa. La fragile ragazza protagonista della sua serie sarà capace di evolvere, e con essa l’uso di questo mezzo. La rottura della quarta parete verrà condivisa, interrotta e, solo quando il percorso della ragazza verso una guarigione interiore avviato, abbandonata. Un emozionante saluto agli spettatori che potranno solo limitarsi a vedere Fleabag allontanarsi.

Spettatori che di certo saranno felici per la loro eroina, intrepida femminista, vedendola andarsene come una donna nuovamente capace di amare, senza doversi più rifugiare nella battuta di turno; divertente, ma amara in quanto snocciolata dando le spalle alla propria vita.

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.