Se Radio drama suona vetusto, è anche vero che non va dimenticato quanto la mente è suggestibile davanti a una tensione suggerita, magari urlata ma non mostrata. Quale orrore si è capace di immaginare senza il limite del supporto visivo?
Più di 80 anni fa Orson Welles fece un putiferio con un programma radio sugli alieni. La chiave di volta? Lo sfruttamento intelligente del media, in un contesto reale, vicino allo spettatore di allora.
E Calls fa lo stesso: puntate brevi dove è l’audio a farla da padrona, con la storia che si dipana tra telefonate, sempre più strane ed inquietanti; vi è un uso intelligente di effetti visivi minimali, che in un certo senso giustificano lo stretto necessario per fruire di questa serie da un monitor anziché dalle sole cuffie. Resta l’orecchio a farla da padrona: disturbi, sonorità metalliche, sempre vi ricorderanno che quanto accade potrebbe essere a un colpo di telefono da voi.
Calls inizia col botto, lanciandovi nell’inquietudine che diventa terrore a seconda di quanto siate suscettibili; la violenza narrata non manca, insieme ad alcune svolte emozionali. C’è poco che non sappia di già visto sentito, ma l’effetto straniante è garantito e il format vi porterà a mangiare gli episodi per capire il mistero che lega queste terribili telefonate.
Tra flussi temporali distorti, l’apocalisse in arrivo e le (mal)sane dinamiche di coppie e famiglie coinvolte in questo universo distorto, Calls vi saprà intrattenere. Per chi cerca di più, di certo vi è un universo di podcast ad aspettarvi.
Calls è disponibile su Apple TV