Ricchezza, lussuria e tradimento ambientati sullo sfondo dell’Inghilterra dell’era Regency, visti attraverso gli occhi della potente famiglia Bridgerton.
Babbo Natale quest’anno ha consegnato tanti doni direttamente su Netflix e uno di questi è la serie Bridgerton che è già sulla bocca di tutti, come la famiglia di cui prende il nome.
Basato sulla serie dei romanzi di Julia Quinn, pubblicati dal 2000 fino al 2013 con The Bridgertons: Happily Ever After, Bridgerton è la conferma che Shonda Rhimes è la versione femminile del re Mida per quanto riguarda la tv, visto che tutto quello che tocca diventa oro (Scandal, Grey’s Anatomy, Le regole del delitto perfetto tanto per citarne tre).
Romanticismo, pene d’amore, misteri ed erotismo non mancano in questo racconto, ma specialmente la leggerezza.
Ma non ne è un difetto – visto che anche i romanzi originali erano così – perché non ci troviamo di fronte a una storia sciocca, superficiale e senza sale. Ogni tanto fa bene vedere una bella serie senza ansie, tensioni, pianti disperati. Le puntate scorrono velocemente ed è incredibile la cura nei dettagli e nella realizzazione, dove spesso il moderno si incontra col classico ottocentesco in modo armonioso.
Questa prima stagione di Bridgerton è una storia di crescita, di maturazione con l’educazione sentimentale – scusa Flaubert – della giovane Daphne. Inizia come una trasposizione qualsiasi di Orgoglio e pregiudizio con la caccia al marito, a sistemarsi, ma poi prende tutt’altra piega. La protagonista cresce, scopre l’erotismo travolgente ed è impreparata col mondo esterno colpa di una madre interessata più a sistemare le figlie che a educarle alla vita.
Interessante e indispensabile la componente erotica in Bridgerton. Da che mondo e mondo nell’arte del XVIII/XIX secolo l’erotismo è stata una componente molto presente e palpabile: basta pensare alle opere mozartiane, come Don Giovanni e Così fan tutte, o al grande classico epistolare Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos. Qui è uno step importante per la giovane e ne viene investita. Questa tensione sessuale tra i due protagonisti esplode come una supernova e fortunatamente viene rappresentato senza filtri e non in modo patinato. Vorace, appassionato che dà dipendenza. Dopotutto il sesso è la cosa più naturale del mondo, no? La relazione tra Daphne e il Duca, poi, viene sviluppata molto bene con le varie difficoltà da affrontare, ma soprattutto amarsi coi pregi e coi difetti dell’altro.
In secondo piano, nel frattempo, si sviluppano altre storyline interessanti e intriganti, su tutte le indagini della simpatica Eloise che deve scoprire l’identità di Lady Whistledown, la donna che sa tutto di tutti e che lo scrive pubblicamente. Bellissimo il rapporto d’amicizia tra la ragazza e Penelope nutrito da grande affetto, senza invidie e sgambetti.
Ecco, un altro grande pregio di Bridgerton è che non ha personaggi negativi, ma al massimo antipatici. Non c’è un villain da detestare, non ci sono le classiche dinamiche odiose – e ostentate – di gente che si scambiano frecciatine, cattiverie. Non cavalca l’onda bitchy che va molto di moda nelle produzioni cinematografiche e televisive degli ultimi anni, ma vuole solo raccontare con cura e spensieratezza delle storie molto interessanti.
La scrittura è convincente, riesce ad andare a fondo nei personaggi, a seguire tutte le vicende senza lasciare nessuno in ultima fila. Non mancano battute e dialoghi molto efficaci.
Ottimo il cast guidato da interessanti promesse per il futuro. Phoebe Dynevor è una deliziosa protagonista molto brava nel dare vita al personaggio di Daphne. Una bellezza inusuale con un indubbio carisma. Bravissimo Jonathan Bailey come Anthony, ma anche le deliziosissime Nicola Coughlan (Penelope) e Claudia Jessie (Eloise). Impeccabili tutti i comprimari, da Golda Rosheuvel (Queen Charlotte) a Ruby Barker (Marina), anche se il suo personaggio risulta un po’ inutile. Un lusso meritato avere Julie Andrews come narratrice.
La grande stella di Bridgerton è senza dubbio Regé-Jean Page nei panni del Duca: una bellezza disarmante, un carisma travolgente e un indubbio talento. Un personaggio che colpisce il bersaglio, ovvero far desiderare e sognare chi guarda.
Visto che è una storia di fantasia, qui si può osare col sogno e l’immaginazione quindi troviamo artisti di colore in ruoli aristocratici. Vedere una Regina con la carnagione nera? Potentissimo!
Punta di diamante di questa bellissima serie sono i costumi della grande Ellen Mirojnick, vista negli ultimi anni in Maleficent 2 e The Greatest Showman, ma decenni fa in grandi classici come Strange Days, Basic Instinct, Charlot, Speed, Face/Off e Showgirls. Un incantevole e pazzesco utilizzo dei colori, delle texture con tonalità spesso particolari. Non sono i classici costumi d’epoca, ma un trionfo di sartorialità e di gusto!
Fantastica la colonna sonora che presenta, molto spesso, brani contemporanei arrangiati con gli archi come Billie Eilish, Ariana Grande e Maroon 5, ma anche grandi classici della lirica come La barcarolle di Offenbach. Pazzesca la scenografia, bellissima la fotografia e la regia è sempre piena di ritmo e appassionata.
Bridgerton dimostra che le storie in costume non sono polverose, ma sono interessanti e coinvolgenti come una love story dei giorni nostri. Dettaglio da non sottovalutare è che non ha bisogno di prendere tematiche contemporanee visto che ha già tutto nell’Ottocento.
Questa serie è grande classe, superbo gusto e intrattenimento puro. Da approcciarsi senza aspettarsi una trasposizione di un romanzo della Austen o di Thomas Hardy, ma con la voglia di scaldarsi il cuore ed emozionarsi non solo con una storia d’amore, ma con un riuscitissimo racconto di crescita.