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Vocare polvere: The Exorcist (1a stagione)

Vocare Polvere. Una frase che sentirete più di una volta quando vi approccerete alla visione di The exorcist. Una serie che ha riprodotto in puntate quello spettacolo che era stata la pellicola di Friedkin del 1973. Un momento, ha provato a riprodurre. Staremmo bestemmiando se vi dicessimo che abbiamo raggiunto i livelli del film con protagonista la giovane Reegan “Linda Blair” Mcneil.

Ma questo non lo pensa nessuno, nemmeno l’ideatore della serie, Jeremy Slater.
Slater ha fatto di più. O meglio, ha dato per assodato di non poter competere con Friedkin, ma volendo riportare in auge la storia della piccola Reegan, ha utlizzato al meglio i richiami a quella pellicola.
The exorcist non farà di certo gridare al capolavoro, perchè da comunque quell’impressione generale del “vorrei ma non posso”, di quel piede che è più volte pronto per pigiare sull’acceleratore ma non lo fa veramente mai.
Tuttavia fa bene il “compitino”, scomodando, in maniera intelligente potremmo dire, il film cult da cui ha preso spunto. Si perchè di richiami a “L’esorcista” ce ne sono, e anche più di uno, ma decontestualizzati rispetto al film di Friedkin, e quindi ben utilizzati nel nuovo contesto.

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Quale delle due prendiamo?

C’è ancora Pazuzu, ma qui ha un’altra veste, lo si vede spesso, e nelle sembianze (azzeccatissime) di Robert Emmet Lunney. C’è di nuovo una “camminata famosa”, una canzone indimenticabile, e ci sarà anche lei. Si, LEI.
E c’è sempre la “strana coppia”. Due sacerdoti che stavolta non dovranno fronteggiare solo il maligno ma qualcosa di più grande. I duo in questione è formato da Padre Tomas (Alfonso Herrera) e Padre Marcus (Ben Daniels). Giovane, inesperto negli esorcismi ed ancora abbastanza fragile il primo, veterano nella guerra col demonio ma stanco di avere questa responsabilità il secondo.
La famiglia protagonista delle attenzioni del maligno è quella formata da Angela Rans (Geena Davis), suo marito Henry (Alan Ruck) e le loro figlie Kat (Brianne Howey) e Casey (Hannah Kasulka).
Analizzando i personaggi riusciamo già a trovare cosa va e cosa non va nella serie.

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Pause da esorcismi

Sin da subito c’è difficoltà nell’entrare in empatia con qualcuno dei protagonisti.
Per di più quelli che dovrebbero risultare i più “potenti” dal punto di vista narrativo rimangono invece troppo sterili. Pochi di loro subiranno una trasformazione e verranno bene analizzati.
Una menzione particolare la merita invece Alan Ruck, che interpreta Henry, uno degli outsider di questa stagione.
Se siamo così e così dal punto di vista degli attori un po’ meglio andiamo su come gli episodi vengono strutturati.
The Exorcist non ha quei momenti di puro e vero terrore.
Non punta allo spavento improvviso, cosa che forse poteva anche fare. Tuttavia nonostante questo, riesce a tenere sempre abbastanza alto il livello di attenzione e o spettatore non arriva stanco alla season finale. Il tema della possessione poi non viene affrontato solo dal punto di vista familiare, ma molto più ampio.

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Vocare polvere

Ci sono alcuni colpi di scena ed una rivelazione che rimescola e di molto le carte in tavola a metà stagione.
The Exorcist non ha quei momenti di puro e vero terrore, non punta allo spavento improvviso. Tuttavia riesce a tenere abbastanza alto il livello di attenzione e non si arriva stanchi alla season finale. Il tema della possessione poi non viene affrontato solo dal punto di vista familiare, ma molto più ampio. Ci sono alcuni colpi di scena ed una rivelazione che rimescola le carte in tavola a metà stagione.
Non essendo poi horror al 100% riesce a prendersi forse un pubblico più ampio. Non più infatti solo amanti dell’horror e della paura, ma anche coloro che vogliono godersi una storia comunque nera, ma con risvolti thriller ed anche di altra natura che con l’horror vero e proprio non hanno molto a che fare.