“E’ come se fossi un seme, poi una campanula, una rosa e un albero. E quando diventi una foresta sei salda sui tuoi piedi”
Il titolo della serie Love & Anarchy (Kärlek & Anarki) prende spunto da un incompiuto romanzo di formazione della protagonista Sofie Rydman (Ida Engvoll) consulente aziendale, sposata con due figli nella Stoccolma di un paio di anni fa. Da poco assunta dalla casa editrice Lund & Lagerstedt con lo scopo di traghettarla verso un futuro digitale e social, viene però beccata da Max Järvi (Björn Mosten), un giovane tecnico informatico, nell’atto di masturbarsi nel suo studio. Con il coltello dalla parte del manico, Max, che ha almeno 15 anni meno di Sofie, decide di iniziare con la donna un perverso quanto esilarante gioco di seduzione e anarchia, destabilizzando la routine dell’ufficio ma soprattutto le loro vite.
Questa curiosa serie svedese creata da Lisa Langseth, già nota per il film Euphoria (film del 2017 con Eva Green e Alicia Vikander), pur mantenendo sempre un’invidiabile linearità narrativa, è un calderone di metafore e piani di lettura.
Il titolo è già di per sé esplicativo. Si parla di amore coniugato in tutte le sue declinazioni possibili, quello paterno, quello folle, quello imborghesito, quello per noi stessi.
Poi c’è l’anarchia intesa come indole, come attitude per affrontare a briglia sciolte il tempo che c’è concesso in questo mondo da quando si è seme a quando si diventa una rigogliosa foresta.
Con questa scusa gli autori aprono un enorme portale narrativo sulla riflessione universale per eccellenza e sul senso della vita. Da una parte c’è il passato, le nostre origini, il nostro fardello. Per Sofie questa resa dei conti è incarnata dal padre, drop out degli anni ’60, pazzo da legare che blatera di anticapitalismo ed entra ed esce da cliniche psichiatriche. Poi c’è anche un’azzardata analisi storico politica sul ruolo della Svezia negli anni del nazismo, tra responsabilità e revisionismi.
Quindi il futuro e la necessità di adeguarsi ai tempi digitali, ai social, allo streaming, senza svendersi artisticamente. Qui si apre un cortocircuito metacinematografico con l’acquisizione della casa editrice da parte di una piattaforma streaming che ammicca a Netflix, che nella vita reale ha distribuito Love & Anarchy.
Infine il presente, il tempo in cui vivono Sofie e Max, due anime ribelli e disposte a mettere in discussione la loro vita pur di non omologarsi, a dispetto della differenza di età, di interessi e del ruolo che ricoprono nella società.
Bellissima la soundtrack che inizia con la Blister in the Sun dei Violent Femmes e finisce con Anxious Angel di Maja Francis.
A Love & Anarchy si perdona qualche errore veniale come la mancanza di strutture coesive necessarie per gestire tutta l’ambizione autoriale della sceneggiatura, ma rimane un’eccellente serie, intelligente e bizzarra.