Un’evasione davvero sensazionale, da far concorrenza a quella dei fratelli di Prison Break.
E una Patricia Arquette incredibile, davvero meritevole del Golden Globe vinto, davanti ad un’altra attrice meritevole quanto lei del premio come Amy Adams (che le ha però strappato il premio ai Critics’ Choice Awards).
Escape at Dannemora in sole otto puntate vince (premi) e convince.
La miniserie diretta da Ben Stiller e con protagonisti (insieme alla Arquette) il duo Benicio del Toro / Paul Dano ci mostra in otto episodi la stupefacente fuga di due detenuti avvenuta nel 2015 dal carcere di massima sicurezza di Clinton Correctional Facility messa in atto dai due detenuti Richard Matt (Del Toro) e David Sweat (Dano) e della loro fuga durata ventuno giorni.
Stiller ci mostra gli ultimi momenti precedenti all’evasione e quelli appena successivi terminati con la cattura / uccisione di Matt e l’arresto di Sweat, e di coloro che direttamente o indirettamente si resero complici della loro fuga (Patricia Arquette in primis).
L’atmosfera è completamente diversa da quella di un altra prison story come quella dei fratelli Michael Scofield e Lincoln Burrows.
Qui siamo in un ambiente abbandonato, dismesso, in una prigione che ospita per la maggior parte la feccia della società, e che anche nel suo personale interno ha persone fragili, deboli, senza ambizioni, facilmente condizionabili.
La Arquette è proprio una di queste persone, che il duo Dano/Del Toro utilizza per il realizzare il loro piano di fuga.
Ma l’atmosfera tutta non promette già nulla di buono, non ci da nessuna speranza per il piano dei due carcerati.
Tutto sa di marcio e sembra senza speranza su Escape at Dannemora.
E non è solo un discorso di evasione.
Stiller ci ha visto lungo nel voler portare questa storia di fronte alla macchina da presa.
E il cast l’ha di certo aiutato.
Del Toro è una sicurezza, l’eterno golden boy del cinema indie Paul Dano fa il suo, e Patricia Arquette è veramente incredibile, sia nella sua trasformazione fisica sia nella sua interpretazione praticamente impeccabile.