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The Cabinet of Curiosities – la serie antologica firmata Guillermo Del Toro

Cabine of Curiosities

Con “The Cabinet of Curiosities”, Guillermo Del Toro scrive e produce una serie antologica horror elegante e grottesca.

The Cabinet of Curiosities si pone sicuramente tra le opere capolavoro di Guillermo Del Toro, geniale nella sua ricercatezza di stile e significato.

La serie antologica si compone di 8 episodi, due dei quali scritti da Del Toro stesso. Otto storie autoconclusive e indipendenti, che possono vantare la regia di nomi noti nel panorama cinematografico di genere, come F. Murray Abrahm.

Guillermo Del Toro è il narratore che all’inizio di ogni episodio apre il suo particolare mobiletto, ricco di segreti e oggetti. Egli diventa il collante che lega ognuna di queste meravigliose storie horror, inquietanti e ben realizzate. Il nostro regista ci introduce ogni episodio in una nuova storia, quasi come se ci lasciassimo cullare sotto le parole delle favole della buona notte, cullati da un motivo musicale efficace e in linea.

La figura di Del Toro è dominante. Il suo aspetto elegante e al contempo sinistro, ci attrae, così come ogni oggetto che l’uomo tira fuori dal suo gabinetto di legno, finemente decorato ed esteticamente perfetto. Ognuno di questi oggetti maledetti diviene il chiaro simbolo della storia che ci appresteremo a vedere. Non si tratta solo di horror, ma di racconti profondi, intricati, legati da una coerenza stilistica e tematica ma, al contempo, differenti e unici a se stessi.

Tra Del Toro e i vari registi si crea un equilibrio, nel quale l’essenza del primo si fonde con la visione e personalità degli ultimi, che a loro volta, si lasciano influenzare dall’ideatore di questa serie antologica. Ciò contribuisce a connotare The Cabinet of Curiosities di sfumature e punti di forza che la rendono unica.

La serie risulta elegante e grottesca, con ambientazioni quasi sempre legate al passato, tanto macabre quanto suggestive. Gli ambienti e le inquadrature sono curate nel dettaglio, sfruttando una ricercatezza di stile che ben si sposa con gli inquietanti personaggi protagonisti della serie. Il senso di malessere dei protagonisti a volte ci colpisce nello stomaco, senza far discostare il nostro interesse per una storia innovativa e unica.

Fortemente d’ impatto è l’idea generatrice dell’intera antologia. Il mobiletto altro non è che una diversa rappresentazione del “collezionismo“, pratica che più di tutto, innesca un interessamento al passato e alla storia. Guillermo del Toro da nuova vita a pratica spesso fin troppo emarginata, sfruttando la narrazione di storie lontane nel tempo e nello spazio, eppure, così vicine a noi. Non importa quanto le storie siano estreme, folli, legate all’aldilà o a nuove dimensioni. Ciò che accade ci interessa e attrae.

Ogni episodio è connotato da una patina vintage, alternandosi tra gli anni ’70 all’inizio del secolo. Storie apparentemente diverse, ognuna delle quali tocca un topos del mondo dell’orrore, dall’evocazione demoniaca ai parassiti alieni, fino ai fantasmi. Allo stesso tempo, ogni episodio è alla raffinata ricerca di uno spettacolo, mai palesato, ma quasi sussurrato attraverso inquadrature, recitazioni e atmosfere ben studiati. Non c’è spazio per la distrazione, ma solo per godere di storie innovative, che toccano temi particolari quali l’avidità, la paura o l’ossessione, all’interno di alcuni episodi che toccano l’eccellenza narrativa e visiva.

The Cabinet of Curiosities è una piccola perla, complessa e innovativa che ci fa immergere, cullati dalle introduzioni di Del Toro in un mondo da scoprire.