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Esorcismi d’oltremanica: Apparitions

Recensione scritta da Giorgio Borroni:

Il battage pubblicitario aveva diviso il pubblico già prima della sua trasmissione, il 31 ottobre scorso.
Tubolar Bells, adeguatamente remixata per i giorni nostri, e l’immagine di una ragazzina con la testa a 180 gradi annunciavano con un teaser il ritorno de L’Esorcista in versione serial.

 

Gli scettici non erano mancati.
Si perché ogni operazione di sequel, prequel del franchise era risultata fallimentare, figuriamoci un restyling!
Insomma, con l’Esorcista 2 le atmosfere del primo film erano già evaporate.
Una Linda Blair più smaliziata e più diva (che aveva tassativamente posto il veto sulle protesi facciali per lei tanto fastidiose) e un protagonista, dopo la dipartita di Padre Karras, che purtroppo non riusciva ad avere lo stesso carisma – neanche con la bravura e l’aspetto di un Richard Burton in stato di grazia.

La colonna sonora di Morricone, poi, epica e drammatica, non riusciva a essere enigmatica e inquietante come quel motivetto ossessivo concepito da Mike Oldfield. Eppure il film horror più pauroso di tutti i tempi, come recitavano le locandine – a cui davano ragione i presunti infarti e gli svenimenti in sala – era una vacca che poteva e doveva essere ancora munta dal cinema statunitense.
Ecco quindi il ritorno di Blatty, che aveva scritto Gemini Killer, il seguito del suo romanzo più famoso e che presentava alcuni degli stessi personaggi, come il celebre ispettore Kinderman.

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Non è congiuntivite

L’Esorcista 3 si rivelò un prodotto onesto molto più “thriller” che “horror”, con un paio di spaventarelli godibili, ma che non riesce a bissare il successo del capostipite della saga.
Il richiamo a Padre Karras e il ritorno dell’ispettore che aveva indagato sulla piccola Regan non fanno che ricordare con molti rimpianti quanta mostruosità avesse tirato fuori la prima pellicola dall’immaginario collettivo.

Il prequel, L’Esorcista La Genesi, determinò l’affossamento definitivo del franchise.
Un film, questo, che annunciato in pompa magna, finì per salire agli onori delle cronache più per una delle gestazioni più travagliate della storia.
Affidato a Paul Schrader venne bocciato sonoramente dalla produzione e girato quasi da capo, ma con gli stessi attori. Il regista, comprensibilmente indignato, cambiò quindi titolo e rese pubblica l’apocrifo Dominion.
Purtroppo, sia la vecchia versione che la nuova fanno a gara ad essere più noiose e dire quale sia la migliore è come disquisire sul sesso degli angeli.

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Martina Shaw è Padre Jacob

La CGI e gli effetti speciali di nuova generazione non sono riusciti neanche lontanamente ad avvicinarsi ai prodigi artigianali di Dick Smith, l’uomo che con un po’ di lattice e una pompetta fece gonfiare la gola di Linda Blair e con un semplice phon e la moviola al contrario fece comparire la scritta “Help Me” sul ventre dell’ossessa.

Dunque è facile comprendere tutto lo scetticismo celatosi dietro a un  progetto di cui si era discusso a lungo e che molto spesso si era arenato. Molti, se togliamo i puristi dell’ultim’ora, si sono però ricreduti dopo aver visto il primo episodio del serial, anche perché da tutti i fallimenti nel riportare a galla il franchise di certo è stato imparato qualcosa.
Innanzitutto, niente più riferimenti – almeno per ora – a Padre Karras e Padre Merryn.
Certo, gli esorcisti sono sempre due e sono una recluta e un esperto, ma non sono rapportabili ai vecchi personaggi, così come sarebbe stato assurdo riprendere di sana pianta la storiella di Regan che gioca con la OUIJA ed evoca Pazuzu, in arte “Capitan Howdy”.

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Si, è lui Capitan Howdy

Insomma, la direzione sembra quella giusta per appassionare nuovi fruitori dell’horror, troppo abituati a saltare sulla poltrona per qualche mockumentary (ma non a provare quell’angoscia e quel terrore che trasmettevano il film originale) e riavvicinare chi dal ’73 in poi sostiene che come L’Esorcista non c’è altro di più pauroso.

I tempi di questa operazione sono maturi, perché le serie TV non sono più il McDonald dell’intrattenimento.
Sono prodotti girati ad arte, con sceneggiature ben congegnate e soprattutto attori che rivediamo anche in kolossal hollywoodiani. In pratica, un Kevin Spacey, un Kevin Bacon e un Matthew McConaughey non sono più nomi che stupiscono se avvicinati a una serie televisiva.
Questo già fa sì che un prodotto degli anni ’70 sia rivisto in una nuova veste che, ora come ora, sta attirando più fruitori che il grande schermo, vista la sua componente di assuefazione e gli ingenti capitali spesi per realizzare prodotti seriali di un certo livello.

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Scusi ha un fazzoletto ?

Quello che però molti non sanno è che già la BBC nel 2008 realizzò un serial sulle possessioni demoniache, Apparitions, mentre già si facevano ipotesi per un’eventuale versione televisiva dell’Esorcista.
Gli inglesi, dunque, protestanti e celebri per l’horror soffuso delle loro ghost stories, si sono quindi gettati a capofitto tra abominevoli rigurgiti, blasfemia e i più sordidi intrighi nelle viscere della Santa Romana Chiesa.
Il cattolicesimo di Peter Blatty, che nelle dediche del suo romanzo ringraziò i Gesuiti da cui aveva studiato, che venne bersagliato da letterati di ideologie marxiste come David Punter (il quale riservò una tremenda stroncatura a L’Esorcista) per aver tra le altre cose ambientato il tutto nel trambusto delle contestazioni studentesche, ecco, in Apparitions diventa quasi qualcosa di esotico e scaraventato nella realtà odierna di un paese in cui i protestanti non sono certo una minoranza.

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Apparitions, già dalla prima puntata, si rivela come un prodotto televisivo non per tutti.
Il gore e la blasfemia non sono minimamente attutiti.
E per la gioia di chi ama l’horror senza compromessi, vengono mostrati, tra l’altro, atti turpi come scuoiamenti e bibbie foderate in pelle umana.
Joe Ahearne, che ha concepito il serial, non si limita però a una rassegna scontata di nefandezze e urla in aramaico.
Si è invece ben documentato sul lato oscuro della Chiesa cattolica con tutti i suoi misteri ed episodi a dir poco bizzarri.
Ogni episodio, infatti, si regge su un fatto misterioso accaduto in seno alla Chiesa.

Come ad esempio l’esplosione del cadavere di Pio XII per una imbalsamazione approssimativa o il mistero legato al presunto esorcismo su Madre Teresa di Calcutta, posseduta da un demone in punto di morte.
Certo, tutto gossip ignorato da credenti e chi passa sopra a simili episodi, ma che si fonda su basi spesso ben documentate.

Ahearne, dall’esotico magma di stranezze accadute in 2000 anni di Cristianesimo, prende spunto per le trame degli episodi di questa miniserie (che per ora vanta solo una stagione conclusa), tentando anche di far riflettere su dogmi e razionalità al tempo della multimedialità.
Il fatto che il serial sia ambientato ai giorni nostri, e non nel ’73 o negli anni del Nazismo come L’Esorcista La Genesi, proietta la Chiesa in un mondo ormai smaliziato dalla tecnologia, facendola cozzare brutalmente con problemi terreni e scottanti come il rapporto con l’Islam o l’aborto, oltre che alla sete di potere degli altri prelati… .

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Senza contare che un esorcista cattolico non è molto ben visto dai connazionali protestanti.
Insomma, non stiamo parlando di buonismo alla Don Matteo e non stiamo parlando neanche di un prodotto horror di puro intrattenimento. La densità degli argomenti di fondo spesso sembra infatti avere la stessa importanza delle storie che vengono messe in piedi di episodio in episodio, ma nessuna delle due cose prevale sull’altra nell’economia del racconto.

Il protagonista è Padre Joseph, un esorcista inglese che ha vissuto molto in Italia e che si ritrova al centro di una serie di intrighi fra gli alti piani del Vaticano che sembrano terreni ma che in realtà nascondono una guerra che si svolge in piani molto più alti e coinvolge i due avversari di sempre: Dio e L’angelo che cacciò.
La struttura, come è facile constatare, è di tipo classico e molto simile a X Files, in cui sullo sfondo della trama dei rapimenti alieni vengono risolti casi strani dai due agenti dell’FBI Mulder e Scully.
In questo senso Padre Joseph in ogni episodio dovrà affrontare un caso di possessione e ogni volta sarà come mettere un tassello nel grande puzzle della guerra celeste.

Le storie, come avevo già anticipato, partono da fatti ben documentati accaduti in seno alla Chiesa che fanno da filo conduttore per ogni episodio, così come vengono evidenziati temi attuali riguardo al rapporto tra la dottrina e la modernità: ad esempio, nella puntata pilota, si parte subito a tavoletta con il caso di un prete omosessuale che finisce scuoiato per rilegare una bibbia blasfema. Joseph è un tipico inglese, dall’umorismo “wit” e dai modi posati, ma il suo personaggio è in continua evoluzione e quando, verso metà della serie, perderà la fede, lo farà in modo traumatico e con modalità che sarebbero impensabili trasferire in qualsiasi serial italiano sui preti, il che ci dice anche che questo prodotto da noi non verrà mai importato.

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No, non vuole fare il chierichetto

Apparitions è un prodotto che o si ama o si odia.
Di certo si può apprezzare per i suoi tempi calibrati in modo eccezionale sulla riflessione e sull’azione, un po’ meno per la complicatezza di alcune sottotrame che riguardano gli intrighi fra le mura del Vaticano. Un meccanismo così complicato da reiterare per varie puntate fa sì che alcuni episodi siano riusciti meglio come altri meno, in più la materia trattata a volte fa calare nello spettatore la proverbiale sospensione dell’incredulità.
Una su tutte la scena dove appare il fantasma dello stupratore di Santa Maria Goretti, una sterzata nel kitsch.

Tuttavia Apparitions è un’ottima alternativa a opere e operazioni a dir poco strampalate in tema di esorcismi, tentando un approccio serio e soprattutto su solide basi alla materia.
Scordatevi i vari Vatican Tapes, Altre facce del Diavolo varie e la possessione tipo videogame sparatutto di Grace.
Il cofanetto della serie è reperibile su Amazon, ma purtroppo è un prodotto edito solo in Inghilterra e quindi non doppiato nella nostra lingua. Per chi mastica un po’ di inglese sono disponibili comunque i sottotitoli per i sordi – sempre in inglese -, mentre per la complessità di trame e sottotrame è sconsigliato a chi non se la sente di affrontare disquisizioni su dogmi e segreti della Chiesa.