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The Strays (2023) – La Recensione

Randagio (“STRAY” in inglese) è chi non ha legami né un luogo dove andare, anima vagabonda senza una meta precisa alla costante ricerca di un rifugio in cui trovare riparo, riconoscersi e sentirsi riconosciuto.

The Strays narra delle insoddisfazioni di una donna dalla doppia identità e dal doppio nome Cheryl/Neve (Ashley Madekwe), a metà tra due mondi, quello che le appartiene per il colore della pelle, tratto biologico immodificabile, e quello a cui vorrebbe appartenere, la comunità dei bianchi, dai quali è accolta con misericordia e finta tolleranza.
Il desiderio della protagonista, che diviene vera e propria ossessione, è quello di prendersi, a qualsiasi costo, ciò di cui è stata usurpata da un sistema ingiusto.
Ciò è possibile mediante la negazione della propria identità razziale, che si concretizza nella conversione del colore nero in tabù, e l’impegno costante per dare prova di essere all’altezza dell’accoglienza che viene concessa.

Il quartiere in cui la protagonista si muove è soffocato dal politically correct, orientamento culturale dietro al quale si cela una società ingiusta e discriminante nella quale, per i ricchi e bianchi che la donna imita, la filantropia è ridotta a mero vezzo, occasione di autocelebrazione e manifestazione di una compassione ipocrita.
La comunità di bianchi è per la protagonista minacciosa, occhio del predatore che la sorveglia costantemente, in attesa di un suo passo falso per giudicarla e distruggerla.
I vicini di casa e gli amici sono sguardo dal quale la donna-preda sente il bisogno di proteggersi e di di dovere sfidare senza mai abbassare la guardia.
Cheryl/Neve è una macchia scura che tenta inutilmente di mimetizzarsi in un candore, quello della neve a cui si ispira il suo secondo nome, nel quale inevitabilmente spicca.
Ma la donna non resterà l’unica ombra nell’immacolata comunità descritta.

The Strays ricorda in parte la serie tv Them ideata da Little Marvin.
In essa viene descritto il rifiuto che una famiglia afroamericana subisce dai vicini bianchi del quartiere di Los Angeles dove intende trasferirsi.
Se nella serie il rifiuto si configura come violenza psicologica che si materializza come entità maligne, metafora del disagio del respingimento dovuto al colore della pelle, in The Strays, il rigetto è strisciante.

L’inclusione del diverso non è reale, riducendosi a mera apparenza con l’unico scopo di sfuggire all’accusa di razzismo e di autotutela di una comunità che vuole riconoscersi in un modello positivo.
Il nero è per Neve sinonimo di minaccia, di estraneità.
Quindi, di fatto, essendo la sua pelle nera, Neve rifiuta ed è estranea a sé stessa.

Neve è il rovesciamento del blackface, il pesante trucco teatrale mediante cui gli attori bianchi del XIX secolo assumevano le sembianze della persona nera e che, nella serie sopra citata Them, è rappresentato dall’Uomo del Tip Tap.
Neve è una nera che si trucca per corrispondere allo stereotipo della donna bianca, riducendosi tuttavia a macchietta che mai potrà raggiungere il modello ambito.
Un uomo nero comparirà ben presto a turbare la quotidianità che Neve ha tanto faticosamente costruito.
L’uomo di colore è il passato di Neve.
Un passato che la donna ha rifiutato e dimenticato e che appartiene ad un’identità cancellata.
Un vissuto e una colpa per i quali la donna è disposta a pagare per liberarsene definitivamente, senza tuttavia riuscirvi.

L’ingiustizia di cui Neve si è macchiata in quanto madre busserà, dapprima gentilmente, poi con sempre maggiore veemenza alla porta della sua splendida casa. Ciò è rievocazione dell’ingresso in scena degli inquietanti doppelgängers della pellicola Us di Jordan Peele, il cui graduale avvicinamento alla famiglia felice si configura come ripristino di un equilibrio sociale assente.

In The Strays un volta che l’uomo nero ha fatto il suo ingresso, tutto ciò che Neve ha cercato di seppellire verrà alla luce, con una violenza che diviene strumento per rendere tutti, bianchi e neri, uguali e per reclamare diritti di cui alcuni sono stati privati per
consentire ad altri una vita appagante.
Ma la concretizzazione del tanto ambito ideale di uguaglianza necessita di un contrappasso mediante l’imposizione di ferocia e morte.

In una società nella quale il colore della pelle e il contesto in cui si cresce creano una netta distinzione tra buoni e cattivi, bianchi e neri, la bontà è privilegio di coloro che hanno preso possesso di tutto, i bianchi.
Chi è nero, povero e senza prospettive, non può far altro che vagare eternamente alla disperata ricerca di una possibilità e percorrere un cammino già segnato di sacrificio, disperazione e brutalità.
La risoluzione finale sarà carica di violenza, inaspettata, la scelta di un parassita che abbandona, senza alcuna esitazione, il proprio ospite quando tutto è stato preso.

The Strays è disponibile su Netflix.

Articolo a cura di Vale80