L’impresa non facile del regista Stefano Sollima e degli headwriters Leonardo Fasoli e Mauricio Katz è stata quella di tradurre l’inchiesta giornalistica e best seller mondiale di Roberto Saviano in una più romanzata serie televisiva.
Gli autori lo hanno fatto sovrapponendo tre linee narrative. Tre storie che si intrecciano per ricostruire l’odissea di una partita di coca che viaggia da New Orleans a Gioia Tauro. Ci sono i compratori calabresi Stefano e Don Minu La Piana. I venditori messicani capeggiati dall’enigmatico Manuel Contreras. Infine i ricchi intermediatori, la rispettata dinastia dei Lynwood.
La complessità di un universo spietato e violento. La logica ferrea del denaro che muove e motiva ogni personaggio di ZeroZeroZero, anche contro il proprio sangue e gli affetti più cari.
E’ un mondo cinico e lucidamente folle quello messo in scena da Sollima. Il regista romano rimane nella comfort zone delle sue precedenti serie Romanzo criminale e Gomorra. Ma il respiro internazionale di ZeroZeroZero, preannunciato dalla precedente trasferta americana (l’ottimo “Sicario: Day of the Soldado”) si fa sentire eccome.
Sollima e successivamente l’olandese Janus Metz e l’argentino Pablo Trapero, girano con sapienza e mestiere. I registi alternano eleganza neo noir, esplosioni granguignolesche e scene di pura action hollywoodiana. In mezzo introspezione psicologica (Emma Lynwood) e tragedia shakespeariana (Don Minu/figlio/nipote). Si respira aria di ineluttabile, accettazione passiva di un’inevitabile destino, allegoricamente rappresentata dal morbo di Huntington di cui è affetto il personaggio di Chris Lynwood.
E poi c’è la cocaina, la protagonista che non si vede quasi mai e che non viene mai consumata.
Fattore che suggerisce una valenza metaforica e intendendola come un più assoluto male contemporaneo: l’ipocrita e corrotto capitalismo occidentale.
Da un punto di vista squisitamente tecnico, un plauso va alla fotografia di Paolo Carnera (da sempre collaboratore di Sollima) perfettamente a suo agio con gli angusti spazi calabresi, che con le notturne messicane, quanto con le imponenti distese africane.
Il cast è perfettamente centrato sia negli attori “locali”che in quelli internazionali. Adriano Chiaramida nel ruolo dell’anziano boss della ‘ndrangheta. Francesco Colella che interpreta magnificamente il rivale Italo Curtiga. Lo spietato Manuel Contreras interpretato da Harold Torres. Gabriel Byrne nei panni di Edward Lynwood. Il solito camaleontico Dane DeHaan in quelli del tormentato figlio Chris.
Ma la regina e il volto di ZeroZeroZero è senza alcun dubbio Andrea Riseborough nel complesso ruolo di Emma Lynwood.
Fiore all’occhiello di questa serie è l’accompagnamento sonoro dei Mogwai. La band post-rock scozzese distende la sua sobria psichedelia con sapienza ed eleganza di autori navigati.