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Top of the Lake (1a stagione)

L’atmosfera forse non è proprio simile a quella che si respirava ad Hanging Rock, quel pic nic fantastico che c’aveva mostrato Peter Weir in un grandissimo film del 1975, ma non ci siamo neanche tanto distanti.
Un lago, enorme, stupendo, lo guarderesti per ore durante le puntate della serie tv, e tutto il resto potrebbe passare in secondo piano, la vasta distesa di Paradise,che non a caso ha un nome così, perchè trovatemelo voi un luogo più paradisiaco di quello.
E tra lago e Paradise, ampie vallate, boschi, sentieri, in una parola sola : la Natura.

E’ questa la protagonista inanimata ma non affatto secondaria di Top of the Lake, miniserie tv composta da sette episodi ideata e diretta niente meno che da un premio Oscar come Jane Campion.

Siamo in Nuova Zelanda, un paese ai confini del mondo, nella cittadina di Lake Top, dove di tecnologico c’è solo un distretto di polizia che però è formato da scansafatiche a cui non denunceresti nemmeno la scomparsa del cane; nessuno ha voglia di far niente, perchè non succede niente a Lake top, o meglio….quasi niente.
Perchè un giorno scompare una ragazzina, da poco ritrovata in stato di shock tra le rive del lago, intenta, pare, a farsi un bagno “eterno”. Stiamo parlando di Tui Mitcham, la figlia dell’uomo che non proprio legalmente, tira le file del piccolo paesino neozelandese, Matt Mitcham, interpretato da uno straordinario Peter Mullan, che di Tui è il padre, padrone, e forse, purtroppo, qualcosa di più. Tui prima prova a suicidarsi, poi si scopre che a soli 12 anni è incinta, di Nessuno, o forse di “non uno”, e poi sparisce.

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A cercarla sarà l’ispettore di polizia Robin Griffin (Elisabeth Moss), che da Sidney si trova a Lake Top per far visita alla madre malata.
Ma quella che sembrava una cittadina piccola, tranquilla, ai piedi del Paradiso, è solo invece un avamposto di periferia in cui il più pulito ha la lebbra, una matrioska di misteri e torbidi segreti, dove una volta scoperchiato uno, ne vengono a galla altri cento.

La Campion in sole sette puntate tira fuori una storia immersa nel grottesco paesaggio neozelandese che da un lato affascina, ti fa suo, e poi ti prende, e ti porta nei suoi meandri, anche quelli più bui. Ed allora il bosco diventa si un posto appartato dove stare soli con amici e amanti, ma anche quello dove ti nascondi dagli orchi cattivi, che vengono a cercarti, che vengono a prenderti.

Tutti si conoscono a Lake Top, ma ognuno ha i suoi segreti, li ha Matt Mitcham, padre padrone del piccolo paese, e proprietario oltre che del destino di molti degli abitanti più poveri di Lake Top, anche del terreno di Paradise, dove tra diversi container ed un arrangiamento di fortuna sono accampate alcune delle protagoniste della storia: le seguaci della Guru GJ (un’incredibile Holly Hunter), un po’ discontinua nei suoi messaggi e nei suoi sermoni, e circondata da donne “sull’orlo di una crisi di nervi”.
La polizia del posto è impersonificata e guidata da Al Parker (David Wenham), che come tutto Laketop ti piace ma….ti da quel senso di “ma questi a me sembrano un po’ strani”.
E lo sono, lo sono strani.

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Sono queste le premesse per le indagini, non facili dell’ispettore Griffin, che a Lake Top è nata, è cresciuta, con qualche episodio non proprio bello da ricordare e dove ora è ritornata, affrontando il caso di Tui, e qualche fantasma del passato, molto ingombrante.

La Campion, come in molti suoi film oltre ai temi citati ripropone quello della forza delle donne, che mette ai vertici dei punti cruciali della storia, in quella guerra dei sessi che per la regista sembra non aver mai fine.
E ci porta in un mondo bello e affascinante esteticamente, ma problematico e malsano all’interno, dove pedofilia, incesto, droga, sfruttamento minorile, corruzione , e chi più ne ha più ne metta, ci fanno venir voglia di tutto tranne che di andare a fare una bella vacanza nei paesini più sperduti Neo-Zelandesi.

Ma la voglia, di vedere questa serie, è forte già partendo dalle premesse, e vi assicuriamo che dandogli anche poca fiducia, alla fine ci arriva molto molto bene, e se ne resta sicuramente molto soddisfatti.

Ancora e purtroppo inedita in Italia, la miniserie è stata presentata per la prima volta per intero con puntate da quaranta minuti circa al Sundance Festival del 2013, ed Elisabeth Moss, bravissima nel ruolo del detective Griffin, nel 2014 ha vinto anche il Golden Globe come miglior attrice per una miniserie Tv.

Le atmosfere ci ricordano in diverse maniere “Twin Peaks”, “The killing”, e “Les Revenants” (quest ultima per l’elemento comune della poca mancanza di luce, di sole, per quasi tutta la durata della storia).

Se avete un po’ di pazienza trovatevela, perchè ne vale veramente la pena.

Da segnalare nel cast, anche la presenza di Thomas M. Wright nel ruolo di Johnno Mitcham, figlio di Matt, presente nella serie TV “The Bridge”, che abbiamo già recensito su JAMovie.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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