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The Politician: dall’autore di American Horror Story, una serie su politica e sessualità

The Politician, la nuova serie firmata da Ryan Murphy e disponibile su Netflix, è un’ingegnosa satira politica e sociale camuffata da brillante drammedy giovanilistica.

La trama ruota attorno al ricco e motivato Payton Hobart (Ben Platt), uno studente di una scuola superiore di Santa Barbara. Il ragazzo decide di diventare presidente del consiglio studentesco nella Saint Sebastian High School. In collaborazione con un team di giovani esperti e amici (o presunti tali) Payton si confronta da subito con tutte le brutture della politica e cerca compromessi con il fine ultimo di ambire un giorno alla carica di Presidente degli Stati Uniti.

Individua così nella sfortunata Infinity Jackson (Zoey Deutch), una ragazza affetta da leucemia, la sua vice. Lo scopo è quello di dare a se e alla sua campagna elettorale una parvenza di umanità e una furba facciata buonista nei confronti dei suoi elettori. Ma se l’immagine di Payton è, o sembra, così perfettina, la sua vita privata è molto lontana dall’esserlo. Il ragazzo si nutre del solo amore materno, figlio adottivo di una tra le più ricche famiglie della costa ovest degli States. Payton ha anche una confusa identità sessuale. Fidanzato con la devota “first lady” Alice (Julia Schlaepfer), in realtà è ancora innamorato di River (David Corenswet).

Le trovate geniali e gli scossoni, narrativi di questa confusa ma stimolante serie, sono figlie di uno dei più brillanti autori di serie tv degli ultimi anni.

Ryan Murphy, già creatore di Glee e American Horror Story, mette un scena un prodotto molto promettente già dal primo episodio. Pieno di spunti, allegorie, metafore e una squisita ricercatezza estetica e formale, la serie è anche isterica, incoerente e troppo spesso sopra le righe. Eppure è praticamente impossibile non arrivare all’ultimo episodio incuriositi dal destino dei personaggi. E qui entriamo nel merito più rilevante di questo prodotto.

Se infatti nel complesso The Politician a causa delle sue stesse ambizioni si perde strutture coesive e saltella anche troppo allegramente da genere a genere, i personaggi sono invece dipinti alla perfezione.

Non parliamo solo del protagonista ma di ogni comprimario. Merito della scrittura ma soprattutto di una prova corale di attori affermati come Jessica Lange e Gwyneth Paltrow. A loro si affianca anche una nuova generazione di interpreti come Lucy Boynton (Sing Street e Bohemian Rhapsody) e Zoey Deutch (The Disaster Artist e Zombieland 2). Ma su tutti svetta una meraviglioso Ben Platt. Famoso per film Voices (e al suo sequel Pitch Perfect 2) l’attore è stato protagonista del musical Dear Evan Hansen per cui ha vinto un Tony Award. Platt mette in evidenza indubbie doti attoriali e canore dando al personaggio di Payton una dimensione ambigua e stratificata, piena di emozioni non dette ma percepite dallo spettatore.

Geniale il piccolo ma significativo ruolo dell’ex immensa tennista Martina Navrátilová.

A metà strada tra Election di Alexander Payne e le simmetrie di Wes Anderson, The Politician è una serie imperfetta ed ambiziosa.

Un calderone di argomenti che vanno dal sistema politico americano, agli orientamenti sessuali, identità di genere, dell’ipocrisia sociale su questi e altre questioni. Ma alla fine riesce solo ne definire lucidamente la solitudine e la meschinità umana.