Sembra proprio che dopo saghe al cinema e serie tv, un altro fenomeno stia sempre più prendendo il largo, sempre nel piccolo schermo.
Stiamo parlando delle miniserie.
Un storia molto interessante, autoconclusiva un cast di attori molto famosi, sei o otto puntate al massimo, con la storia che si conclude in un’unica stagione (se ce ne sono ulteriori non sono legate tra di loro).
Se ce n’è una di quelle attualmente in programmazione che sembra aver funzionato alla grande è certamente Sharp Objects, adattamento del romanzo Sulla pelle di Gillian Flynn, prodotto HBO, trasmesso in Italia su Sky Atlantic.
I volti noti del cast sono quelli di Patricia Clarkson, Chris Messina e Matt Craven.
E poi c’è lei.
La superba Amy Adams.
La rossa attrice interpreta la giornalista alcolizzata Camille Preaker, che viene rispedita dal giornale per cui lavora nella sua nativa Wind Gap per sapere di più circa un omicidio e una sparizione di due adolescenti.
Compito non facile per Camille.
Ma non perchè debba indagare su un omicidio e una sparizione.
Il compito non facile sarà tornare a Wind Gap, perchè li l’attende la sua famiglia, ed in particolar modo sua madre, Adora Crellin, un personaggio fuori dal comune.
Compito non facile perchè la cittadina di Wind Gap sembra tranquilla.
Sembra.
Compito non facile perchè proprio li Camille dovrà fare ancora i conti col suo passato.
Un passato torbido, fatto di segreti, di cose non dette, di mistero, di morte.
In Sharp Objects ritornano molti temi e personaggi tipo di molte storie provenienti dalla terra dello Zio Sam, dalla problematica e misteriosa provincia americana, alla famiglia per bene solo all’apparenza, passando per il/la protagonista con problemi legati a dipendenze (alchool in questo caso).
Ma nella miniserie prodotta da Jean-Marc Vallè è tutto al suo posto, tutto in ordine, tutto perfetto.
Si parte da un mistero che poi però ci porta dentro un altro, ancora più grande, ancora più macabro, ancora più sorprendente e spiazzante.
Sharp Objects parte bene, fa salire lentamente ma continuamente la tensione, il senso di disagio, la consapevolezza che qualcosa di marcio cova dentro Wind Gap, e poi ci colpisce fortissimo nel finale, lasciandoci tutti a bocca aperta.
Non c’è niente e nessuno che non nasconda un segreto a Wind Gap, non c’è niente e nessuno di sano a Wind Gap.
E questo non poter trovare in niente e nessuno un equilibrio destabilizza lo spettatore ma allo stesso tempo è l’arma vincente della miniserie.
E a completare il piccolo capolavoro le prove della Adams e di Patricia Clarkson.
Due personaggi tanto diversi quanto simili.
Due persone in grado di attirare a sè le altre, con conseguenze più negative che positive però, per motivi diversi.
Sarà difficile per Camille districarsi all’interno della fitta rete di mistero e segreti di Wind Gap, come lo sarà per lo spettatore muoversi all’interno del suo misterioso passato.
Un percorso che avrà un grandissimo finale, ma che nel mezzo è pieno di ostacoli, di imprevisti, di trappole, di spine, molto taglienti, come ci ricorda il titolo.