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Malignant – l’horror autoriale

Il regista James Wan segna il suo ritorno alle origini con la nuova pellicola horror Malignant, da poco uscita nelle sale e dalla fattura sicuramente autoriale e particolare.

Dopo aver perso il suo terzo bambino a causa di un aborto spontaneo, Madison inizia ad avere delle inquietanti visioni nelle quali assiste a violenti omicidi per mano di una figura oscura. Iniziando a credere che queste visioni possano essere reali, la donna inizia a indagare per capire chi sia il colpevole di tali eventi. Le sue ricerche faranno riemergere una figura sepolta nel suoi ricordi: Gabriel. Ora Gabriel la sta cercando di nuovo e il finale della storia sarà tutt’altro che scontato.

James Wan ritorna a narrare nell’universo horror, dopo una pausa scandita da film come Fast&Furious7 e Acquaman. James Wan è oggi un dei re dell’horror contemporaneo, titolo ottenuto grazie a Saw, sua opera prima. Da quel momento, Wan firma regia e/o sceneggiatura di molti horror amati dal pubblico, come la saga di The Conjuring e di Insidious. Dunque, dopo blockbuster come Acquaman, Malignant rappresenta un vero e proprio ritorno alle origini per Wan. Parliamo quindi di una pellicola con un budget molto più contenuto e una rappresentazione fortemente autoriale. Wan si dedica alle tematiche che più gli piacciono: malattia mentale, confine sottile tra reale e non reale, il corpo. Ogni elemento è funzionale alla narrazione e ben pensato. Insomma, possiamo confermare che con Malignant, il regista si sia sentito totalmente libero di spaziare nel proprio.

Sicuramente, a visione ultimata, ci si rende conto che Malignant non è un horror nel senso classico del termine. Risulta anche distante dai suoi lavori precedenti, come The Conjuring.  Esso racchiude in sè stesso diverse tipologie di genere, tra il body horror, il film d’azione, la detective story e il thriller psicologico. Questo è ciò che lo rende probabilmente il film più  innovativo di Wan. Malignat è un’opera che, essendo sperimentale, prende elementi tipici dell’horror e li mischia a nuovi, in chiave moderna.

Ciò lo si può notare per esempio nell’utilizzo dei Jump Scare. Ormai è comune notare come molti film horror facciano quasi un abuso del loro utilizzo. Uno dei motivi per cui The Conjuring 3 non trovava un’alta posizione in classifica, è proprio dato dall’eccessiva presenza di jump scare, che a un certo punto quasi annoiavano. In Malignant tutto è ben calibrato, ogni colpo di scena arriva la momento giusto e i jump scare vengono introdotti da musica e atmosfera, ma sono sempre ben efficaci.

Molto interessante è anche l’utilizzo dei temi musicali, in un mix tra musiche classiche alla Psycho con canzoni più rock, poco utilizzate nel genere horror. Tale scelta sembra attribuire al film un alone quasi ironico, nel bel mezzo di una storia tragica e spaventosa. La presenza di questi motivi musciali, inoltre, ci da la sensazione di essere in un horror degli anni’80-’90. Infatti, fatta eccezione per la presenza degli smartphone e delle automobili più recenti, non vi sono molti elementi che ci riconducano ai nostri giorni. Il film rimane ancorato quasi in un non tempo e noi spettori siamo così occupati nel voler svelare il mistero, che non ci preoccupiamo più di tanto del contesto storico.

E’ interessante notare come anche il concetto di “male” sia mostrato in maniera differente, sotto l’ottica della sorellanza. L’unica persona che sembra credere a Madison e alle sue teorie, è la sorella Sydney, sempre presente e comprensiva. A minare le basi di questo rapporto, c’è proprio Gabriel, misterioso e subdolo, che riesce a comunicare attraverso i vari dispositivi elettronici. Gabriel è il risultato della mancanza di amore. Man mano che la storia procede, capiamo come il nucleo portante di tutto siano proprio la maternità e la sorellanza. Intorno a questi elementi, il male cresce sempre di più, nutrendosi della paura e dell’incertezza di Maddie. Di conseguenza, questa ombra oscura si nutre della protagonista e diventa sempre più violenta e pericolosa.

In Malignant viene dato spazio a una riflessione circa le conseguenze delle nostre azioni violente. Ciò che noi facciamo e il modo in cui trattiamo gli altri, determina il nostro destino. Il destino di Gabriel, di Maddie, del marito violento di lei, e di tutti gli altri personaggi della storia ruota attorno questo concetto. Così, grazie all’appoggio della sorella, con cui condivide un legame che è più forte del sangue stesso, Maddie impone a se stessa il controllo della propria mente e del proprio corpo. Un tematica molto attuale, soprattutto in tempi moderni, dove donne e uomini sono soggetti a violenze psicologiche. Parliamo non solo di violenze da parte del partner, ma anche di violenze su ambienti di lavoro o negli ospedali. La presenza di queste riflessioni e tematiche, rende Malignant una pellicola molto originale, facendo virare la storia verso un fulcro molto attuale  non banale.

Gabriel è un villain particolare, incapace di comprendere la dinamica della famiglia e della sorellanza. E’ la rappresentazione di ciò che viene rigettato e dimenticato. E’ furia. Attorno a lui ruotano alcuni dei generi che colorano questa pellicola, come il detective movie, con la ricerca del killer; action con le sue lotte e la forza con cui agisce; psicologico, per il mistero della sua figura.

Il film ha un buon ritmo per quasi tutta la sua durata, con jumpscare ben calibrati e colpi di scena molto interessati. I problemi arrivano sul finale, quando quello che era un buon horror psicologico, con una dose di splatter ottimale, assume dei tratti alla “Matrix”, fin troppo assurdi. Gli equilibri creati fino a quel momento vengono meno e in pochi minuti, assistiamo a una serie di episodi splatter forse troppo scontati. Un peccato, considerato il grande potenziale e la qualità mantenuta per almeno 3/4 del film. Altra pecca è l’accenno a una possibile storyline d’amore che viene presentata e che non viene analizzata nel dettaglio. Il risultato è semplicemente l’utilizzo di un arco narrativo che diventa pretesto. Ciò risulta un espediente privo di senso, in quanto la storia funziona e interessa già da sola.

Nonostante questa serie di piccole pecche, ad ogni modo, consiglio la visione di Malignant, chiaro esempio di sperimentazione, soprattutto per chi ama il genere dell’horror e vuole approcciarsi a un prodotto innovativo e a una storia differente dalle altre. Un film ricco di inquadrature interessanti, di stampo autoriale e dalla palette fredda,  retto dalla buonissima prova attoriale di Annabelle Wllis (Peaky Blinders), molto credibile nel ruolo.

Se siete curiosi, Malignant vi aspetta ancora al cinema. Vi consigliamo anche, se vorrete, di guardare il tailer, senza però basarvi solo su di essi.

VOTI FINALI
5
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Sono cresciuta a suon di pane, DiCaprio e amore

Nonostante la bellezza dei miei 25 anni, attendo ancora con ansia la mia lettera da Hogwarts... arriverà! Nella faida Classici Disney vs Studio Ghibli, io non mi colloco da nessuna parte, tanto le lacrime hanno sempre preso il sopravvento. Potrei continuare in questo modo ed elencare tutte le mie preferenze del cuore: da Hitchcock a Ozpetek, da Sons of Anarchy a Outlander (sono una romanticona)…ma no, io amo tutto ciò che sa emozionare, perfetto o imperfetto.