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The Conjuring – Per Ordine del Diavolo – Recensione

The Conjuring- Per ordine del Diavolo accompagna la riapertura dei cinema con il terzo capitolo, in cui i coniugi Warren affrontano la possessione demoniaca, per la prima volta utilizzata come difesa in un caso di omicidio.

Connecticut, 1981. Il giovane e pacato Arne Johnson, in preda a un delirio demoniaco, uccide in maniera brutale un uomo. Il ragazzo viene incriminato per omicidio colposo, rischiando la condanna a morte. Saranno proprio i Warren a capire che Arnie è vittima inconsapevole di una forza non umana, ponendo le basi per un processo giudiziario senza precedenti. Sotto esortazione dei coniugi infatti, l’avvocato del giovane Johnson è intenzionato a usato come arma di difesa e attenuante la possessione demoniaca. Ed e Lorraine dovranno correre contro il tempo per aiutare Arne a evitare la sentenza capitale e liberarlo dal demone che lo ossessiona.

Ed e Lorraine Warren

Era il 2013 quando usciva nelle sale The Conjuring- L’evocazione, aprendo una delle saghe horror più amate degli ultimi anni. Da qui, il franchise si è arricchito con Annabelle, The Conjuring 2- Il caso Enfield, Annabelle 2, The Nun e Annabelle 3. Sicuramente il fiore all’occhiello di tutto il franchise rimane la saga che ha come protagonisti i coniugi Warren, per qualità e intensità della storia.

The Conjuring 3 si pone sicuramente a un posto molto alto, ma non al più alto. Ciò che lo differenzia rispetto ai primi due capitoli della saga è una sensazione di ripetitività degli jumpscare, marchio di fabbrica della saga, ma non unico ed esclusivo. Se ben studiate su un piano audio-visivo, gli jumpscare danno vita a delle scene di forte effetto. Il problema non è legato dunque alla qualità delle scene in se, ma a una ripetitività che dopo 3 film inizia a depotenziare gli jumpscare. Dopo 2 ore, i nostri sensi non sono più spaventati, quanto storditi dalle innumerevoli scene spaventose. Alcune sequenze arrivano a un certo punto quasi a non spaventare più, diventando prevedibili.

Sarebbe stato interessante invece, per esempio, spezzare il ritmo dando rilievo ad altre micro storie. Una fra tutte, la parte inerente al processo. Essa avrebbe dato un taglio diverso al film, differenziandolo dai precedenti, soprattutto considerando che i fatti sono tratti da una storia vera. Tuttavia, alla fine, il processo per omicidio si rivela solo un pretesto per introdurre gli eventi. Per quasi tutto il film seguiamo i Warren nelle loro indagini, dimenticandoci quasi totalmente del processo, ritornandoci solo alla fine, in maniera veloce. Ciò attribuisce a The Conjuring, per quanto ben confezionato nel montaggio e nelle scena, un che di confuso e fuori tono.

Dall’altro lato è doveroso sottolineare come The Conjuring 3 abbia anche aspetti qualitativi positivi. Questo capitolo introduce l’elemento della magia nera. Non si focalizza più su forze astratte, stimola lo spettatore ponendo al centro l’uomo che maneggia e prova a controllare l’ultraterreno. Il nemico reale degli Warren in questo capitolo non è un demone, ma una satanista, che invoca il male. Un elemento questo mai presente nei precedenti capitoli, che affascina e inquieta lo spettatore, in quanto il potere non è più in mano a una forza sconosciuta, ma a un essere mortale come tutti noi. Questa novità da a The Conjuring un taglio quasi da horror investigativo, con il cattivo da catturare, prima che uccida ancora.

The Conjuring 3 non è solo un film sulla possessione e sulla magia nera, ma una vera riflessione sulla forza dell‘amore. Questo è proprio l’elemento che più di tutti ha contribuito a rendere la saga horror così apprezzata. Il forte legame di Ed e Lorraine è il motore portante di tutta la narrazione. Nel suo grande amore, la coppia trova la forza di superare le difficoltà che si annidano in ogni capitolo della saga. Sono uno la spalla dell’altra, si salvano a vicenda e questo è quello che allo spettatore piace vedere. L’elemento sentimentale dentro quello horror. Troviamo la stessa dinamica nel rapporto tra Arne e la fidanzata Debbie, che non lo abbandona mai durante il lungo iter giudiziario e demoniaco. La saga The Conjuring parla di amore, fiducia e stima.

Una nota di merito va alla regia di Michael Chaves (La Llorona), puntuale, spaventosa (ripetitività a parte) nei jumpscare e dolce nei momenti sentimentali. La pellicola è ricca di immagini dentro le immagini, di sdoppiamenti di punti di vista, che scorrono in parallelo alle abilità di Vera Farmiga. Ciò crea diversi flashback e flashforward ben miscelati tra di loro, con montaggi paralleli e alternati. Molto apprezzati e  ben posti nella narrazione, i riferimenti a horror come L’Esorcista, The Shining e The Nightmare. Immancabili i titoli di coda, elemento che contraddistingue la saga, grazie alle immagini di repertorio e alle tracce audio originali degli esorcismi.

Non dimentichiamo neppure le immancabili presenze di Vera Farmiga e Patrick Wilson nei panni di Lorraine ed Ed Warren,  la cui chimica traspare fuori dallo schermo, dando vita a delle interpretazioni sempre ben riuscite.

Questo The Conjuring sta dividendo gli spettatori, proprio per gli elementi diversi che introduce al suo interno. Alcuni ben inseriti, altri meno e questo lo pone su un gradino più basso rispetto ai suoi predecessori. Voi cosa ne pensate? Se non lo avete ancora visto, The Congiuring- Per ordine del Diavolo è ancora nelle sale ad aspettarvi.