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Valerian e la Città dei Mille Pianeti – La recensione di un disastro

Qualche tempo fa ho scritto un articolo a proposito della cgi, mostrando una certa “antipatia” nei suoi confronti, pur riconoscendone i pregi. Quindi, sapevo bene a cosa sarei andato incontro, quando mi sono apprestato a vedere Valerian e la città dei mille pianeti, ultima fatica di Luc Besson. Sapevo che non mi sarebbe piaciuto. Lo sapevo benissimo. Perché l’ho visto, dunque? Perché non mi piace dire che un’opera non mi piace, senza averne fatta esperienza in prima persona. Quindi, spogliato di qualsiasi pregiudizio avessi, ho iniziato a vedere il film.

Questo non è un film per tutti. Mettiamo subito in chiaro questo punto: se non siete amanti della fantascienza più “fantasy”, alla Avatar o alla Star Wars, per intenderci, se siete più propensi per la fantascienza più “scientifica” (in stile Moon, 2001: Odissea nello spazio o Arrival) scordatevi di apprezzare Valerian. Perché questo è un film fantasy in tutto e per tutto, con un’ambientazione futuristica e spaziale, ma sempre fantasy è: creature bizzarre, tecnologie astruse, pianeti fantastici. E qui sorge già il primo grosso problema del film: la sua estetica è estremamente debitrice a film cult del genere, facendo risultare il film come un’opera uscita troppo tardi e una scopiazzatura da opere come i summenzionati Avatar (gli alieni longilinei, pacifici e minacciati dall’essere umano) e Star Wars (l’astronave di Valerian è molto simile al celeberrimo Millennium Falcon). Certo, non è colpa di Besson: i mezzi per realizzare un film del genere non erano disponibili anche solo qualche anno fa e, anche quando già lo erano, James Cameron si è mosso prima, bloccando il lavoro di Besson, che non avrebbe potuto far uscire un film così simile a quello del regista canadese.

Secondo grosso problema: la massiccia dose di computer grafica, onnipresente, a lungo andare stanca, anche perché, sebbene riesca a creare degli esseri alieni dal character design stupendo, non sempre risulta gradevole. Questo è dovuto anche al fatto che, essendo quasi tutto realizzato in post-produzione, la fotografia del film è molto poco ispirata, al limite del noioso. Così come noiosa, e qui giungiamo alla terza grave pecca, è la colonna sonora, onnipresente come la cgi: in un film di oltre due ore, la musica, intra o extradiegetica che sia, occupa quasi la totalità dell’opera. Composizioni belle, molto belle, senza dubbio ma che tartassano l’orecchio dello spettatore, che dopo un po’ implora pietà (un po’ come succedeva con il violino di Paganini di Klaus Kinski), uno tsunami di note senza fine. Piccolo consiglio per Besson: talvolta, l’assenza di musica è più atmosferica della sua presenza costante.

Dane DeHaan e Cara Delevingne interpretano i due protagonisti.

Come dite? Non ho detto nulla a proposito della trama? Avete ragione ma essa è quanto di meno originale e già visto possiate immaginare: due ragazzi, Valerian (Dane DeHaan) e Laureline (Cara Delevingne), hanno il compito di mantenere l’ordine nell’universo. Un giorno, vengono mandati ad Alpha, una città nella quale, nel corso dei secoli, migliaia di popolazioni provenienti da altrettanti pianeti si sono riunite, scambiando pacificamente il proprio sapere e la propria intelligenza con le altre. Ma una misteriosa minaccia rischia di rovinare la pace che regna in Alpha. Valerian e Laureline dovranno salvare la città e l’Universo intero. Una storia originale quanto un tormentone estivo, che si riflette anche sui personaggi, soprattutto quelli secondari, quasi del tutto privi di un approfondimento psicologico e, soprattutto, dagli intenti fin troppo ovvi: il ruolo del personaggio di Clive Owen nella storia è lapalissiano sin dai suoi primissimi secondi di apparizione nel film, giusto per fare un esempio. E la stessa cosa si può dire di qualsiasi altro personaggio secondario, privo di qualunque mistero a proposito del proprio scopo, il che si traduce nella totale mancanza di un vero e proprio colpo di scena nella trama. E qual è il risultato di ciò? La noia. Sì, Valerian, dietro la propria facciata di film ben confezionato dal punto di vista visivo, è un film banale e noioso, che punta tutto sugli effetti speciali e il design veramente ben fatto delle creature che abitano l’universo della pellicola (unico vero pregio dell’opera). Fissare intensamente per oltre due ore una piastrella del pavimento di casa vostra è sicuramente meglio che vedere Valerian.

Il voto finale che leggerete qui sotto, è un po’ pompato perché capisco benissimo che a molti potrebbe piacere, quindi ho deciso di essere un po’ di manica larga. Se, però, dovessi dare il mio giudizio personalissimo, senza prendere in considerazione il fatto che qualcuno potrebbe apprezzarlo, direi che Valeria e la Città dei Mille Pianeti è un film da 1, massimo 1,5. Ma prima di concludere, vorrei spendere due parole sulla recitazione degli attori, che si attesta, tutto sommato su un livello quanto meno decente. Se anche voi, come me, avete avuto la possibilità di vederlo in lingua originale, non potrete non apprezzare, in particolare, l’interpretazione di Cara Delevingne, che qui regala un’interpretazione da Oscar. Possa un asteroide colpirmi se non è cos…