“Se dobbiamo farlo, facciamolo con stile” dice il personaggio di T.J. Miller dopo aver fatto partire “The Spongebob SquarePants Theme Song” nella versione di Avril Lavigne.
Come dire: cerchiamo di salvare il salvabile.
Un terremoto di forte magnitudo distrugge gran parte della stazione Kepler 822 una struttura di trivellazione a sette miglia di profondità nella Fossa delle Marianne. Al disastro sopravvivono l’ingegnere meccanico Norah Price (Kristen Stewart) e il Capitano Lucien (Vincent Cassel).
Insieme agli altri componenti Paul (T. J. Miller), Emily Haversham (Jessica Henwick), Liam Smith (John Gallagher Jr.) e Rodrigo (Mamoudou Athie), il personale cerca di mettersi in salvo percorrendo un km e mezzo sul fondo dell’Oceano per raggiungere la Stazione Roebuck 641. A rendere questa passeggiata un vero e proprio inferno ci penseranno delle creature umanoidi appartenenti a un’antica razza.
Fortemente influenzato da pellicole come The Abyss, Sfera e Alien, questo Underwater di William Eubank, già autore di Love e The Signal, è un monster movie fantascientifico in ritardo di 20/30 anni rispetto al panorama cinematografico internazionale. Non curante di cliché narrativi, sciatto nella scrittura e monocorde registicamente, il film punta tutto sulle ambientazioni claustrofobiche e scontati jump scare da b-movie di genere.
L’obiettivo del film era quello di realizzare una sorta di Alien in fondo al mare senza che si urlasse eccessivamente al plagio.
Di fatto lo script concepito da Brian Duffield e Adam Cozad ricalca pedissequamente i principali twist narrativi. Gli autori provano ad alleggerire la tensione servendosi del talento comico di T. J. Miller (l’esilarante Erlich Bachman nella serie televisiva Silicon Valley) che aveva esordito in Cloverfield di Matt Reeves, altra pellicola a cui attinge Eubank.
A salvarsi c’è solo Kristen Stewart, che nonostante la pochezza del suo personaggio, riesce a conferire alla sua Norah Price una affascinante fisicità androgina che ammicca all’inarrivabile Ripley della Weaver.