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The Mauritanian – La Recensione

 

Due mesi dopo le stragi dell’11 settembre, l’America è un paese ferito alla ricerca disperata dei responsabili del più vile e violento attacco sul proprio suolo. Il presidente Bush e il Segretario della Difesa Rumsfeld autorizzano l’uso di estreme forme di tortura nei confronti di oltre 700 sospettati nel campo di prigionia di Guantánamo a Cuba.

Pestaggi, privazione del sonno, umiliazioni sessuali e il celebre waterboarding, pur di estorcere confessioni dai prigionieri. Tra loro anche Mohamedou Ould Slahi (Tahar Rahim), torturato e seviziato, senza un processo o una reale accusa dal 2002 al 2016.

Adattamento cinematografico delle sue memorie del 2015 Guantanamo Diary, The Mauritanian è il nuovo film di Kevin Macdonald, solido documentarista (La morte sospesa, Marley) ma anche ottime pellicole di finzione come L’ultimo re di Scozia, State of Play e la miniserie 22.11.63.

Cinema engagée che denuncia il disumano trattamento dei molti innocenti vittime della sete di giustizia di un’intera nazione, The Mauritanian ritorna sui temi già trattati da Winterbottom in The Road to Guantanamo e da Camp X-Ray con Kristen Stewart.

Pellicola dal forte impatto emotivo che alterna, grazie all’ottimo montaggio di Justine Wright (fedele collaboratrice di Macdonald), le tracce narrative della sceneggiatura scritta da Rory Haines, Sohrab Noshirvani e M. B. Traven. In primis la storia di Mohamedou, la sua via dalla Mauritania in Germania, l’arruolamento coi mujaheddin in Afghanistan, fino alla prigionia cubana.

Quindi l’avvocato per i diritti civili Nancy Hollander (Jodie Foster) che si prende a cuore il suo caso e decide di assumerne la difesa insieme al giovane avvocato Teri Duncan (Shailene Woodley).

Quindi Stu Couch (Benedict Cumberbatch) militare e avvocato per conto del governo statunitense che deve affrontare da solo le palesi incongruenze del processo a Mohamedou.

Il risultato è un film solido e maturo, dal forte impatto drammatico, nonostante una sceneggiatura un po’ piatta, che si avvale delle ottime interpretazioni della Foster, di Cumberbatch ma soprattutto di uno straordinario Tahar Rahim, di nuovo dietro le sbarre dopo il capolavoro di Jacques Audiard “Il Profeta”.