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Chaos Walking – La Recensione

 

“Il rumore di un uomo è il pensiero non filtrato. E senza un filtro un uomo è giusto caos che cammina”.

E’ questo l’incipit di Chaos Walking, pellicola del 2021 diretta da Doug Liman e adattamento cinematografico del romanzo del 2008 Chaos – La fuga (The Knife of Never Letting Go), primo capitolo della trilogia Chaos Walking, scritta da Patrick Ness

Siamo nell’anno 2267 su New World, un pianeta colonizzato dove agisce una forza oscura che si chiama “The Noise” (il rumore), che rende visibile e udibile ogni singolo pensiero di tutti gli uomini. Tra di loro anche il giovane Todd Hewitt (Tom Holland), affascinato dal Sindaco Prentiss (Mads Mikkelsen), leader di un villaggio di soli uomini dove le donne sono stata barbaramente uccise in massa da un’altra popolazione autoctona.

La situazione precipita in una improvvisa spirale di violenza quando una capsula e il suo equipaggio si schianta sul suolo del pianeta per via di un malfunzionamento. Viola (Daisy Ridley), sopravvissuta all’incidente, incontra Todd e i due si mettono in fuga da Prentiss e dai suoi uomini intenzionati ad uccidere la giovane coppia.

Tra Cloud Atlas e Avatar, Chaos Walking è un fantasy distopico che per struttura narrativa e ambientazione, ricorda di più un classico western che un film di fantascienza.

Soddisfacente nell’intrattenimento, Chaos Walking delude sulla sostanza, per colpa di una scrittura frivola nel modo in cui dimentica i contenuti dello script originale di Patrick Ness (autore anche della sceneggiatura).

Sicuramente non ha giovato la lunga ed estenuante fase di gestazione del progetto, durata anni per diverse ragioni, tra cui gli impegni contrattuali di Holland per Spider-Man: Far From Home e della Ridley per Star Wars: L’ascesa di Skywalker.

Alla fine ne è uscito fuori un blockbuster da 100 milioni di dollari con a capo Doug Liman regista di un indimenticabile cult anni ’90 come Swingers, ma anche dinamico autore di pellicole come The Bourne Identity (2002) e Edge of Tomorrow – Senza domani (2014).

Proprio la regia sobria ed essenziale, esalta la spettacolarità del film e valorizza la recitazione di un cast in cui spicca Mikkelsen (ma ormai non fa più notizia).

Per il resto ci sono fin troppe incertezze nello script e pochi motivi e motivazioni per vedere i successivi capitoli di questa saga.