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Oscar 2021- “La Tigre Bianca” Recensione

In concorrenza ai prossimi Oscar 2021,  La Tigre Bianca racconta il riscatto sociale in un’ “anti favola” dalla dubbia morale, fornendo una realistica rappresentazione dello spaccato sociale indiano moderno.

Nel suo ufficio a Bengalore, l’impreditore Balram scrive una mail a Wen Jiabao (ora ex Primo Ministro del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese) in visita imminente in India. Balram si confessa in una lunga narrazione che ripercorre la sua vita, dalla nascita in una casta inferiore al successo finanziario.
Nato e cresciuto in un povero villaggio nell’India rurale, soggetto alla tassazione dei padroni locali (la famiglia Ashoka), Barlam cerca il riscatto sociale.  Con la promessa di spedire regolarmente del denaro alla sua famiglia, il giovane riesce a farsi assumere dagli Ashoka. Vivere a stretto contatto con una casta nobile sarà rivelatorio per il protagonista, che raggiungerà il successo, ma a caro prezzo.

Balram, il protagonista de La Tigre Bianca

E’ ormai ben visibile come l’industria cinematografica indiana si stia diffondendo anche in occidente, caratterizzandosi per colori, stile e temi. La produzione filmica indiana sta destando un grandissimo interesse nella nostra visione occidentale. Ciò in quanto permette una maggiore vicinanza e conoscenza di un paese tanto affascinate quanto anche sconosciuto.

Se da un lato le caratteristiche tipiche di questi film li hanno resi  ben riconoscibili, dall’altro ciò ha portato alla necessità per gli autori indiani di differenziarsi allo stesso tempo. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla trasposizione cinematografica di numerose storie dell’India moderna, tratte da libri e affidate alle major d’oltreoceano. Difatti dopo The Millionaire di Danny Boyle e Life of Pi di Ang Lee, è stata la volta de La tigre Bianca diretto da Ramin Bahrani.

Ciò che attira i cineasti d’occidente, sono storie di un mondo ancora per tanti versi sconosciuto, con personaggi nuovi e dalla vita e pensiero molto lontani da noi e degni di essere conosciuti e analizzati. Quindi non ci troviamo sempre e solo davanti a storie colorate, balli tipici  e cibo speziato, ma anche davanti a violenze,  caste e tradizioni particolari.

La Tigre Bianca è l’anti-favola dell’eroe che raggiunge fama e potere. Non vi è un’ascesa sociale pulita e ideale. Siamo in India, nel mondo reale, dove per raggiungere i proprio scopi bisogna sporcarsi le mani. Il solo duro lavoro non basta se si vuole passare dalla strada a una suite di lusso. Nella mobilità sociale ciò che conta è la determinazione per raggiungere il proprio obiettivo, non esiste più la differenza tra ciò che è moralmente giusto e sbagliato. E’ lo stesso Barlam che ci rende consapevoli di questa verità attraverso i propri occhi e le sue nuove consapevolezze.

Non vi è alcuna speranza di perseguire la verità e l’onestà. Persino chi sembra pensare fuori dagli schemi e volersi ribellare alla propria casta, in realtà ne è totalmente fagocitato. Il film oscilla tra personaggi che sono fortemente radicati al proprio credo e chi invece se ne discosta, mentendo in realtà a se stesso. Alla fine, tutti quanti accettano la realtà e la corruzione, voltando le spalle alla verità, per salvare se stessi.

Il film cambia ritmo parallelamente al cambiamento interiore di Balram. Il ragazzo è prima servitore devoto e poi traditore. Allo stesso modo, La Tigre Bianca assume toni sempre più dark e cupi. Non vi è più leggerezza, ma fatica e violenza. Nonostante il destino morale a cui Balrma va incontro, lo spettatore prova comunque una forte empatia con il suo personaggio. Non è un eroe senza macchia e senza paura. Soffre, ha paura e si macchia di crimini. E’ pieno di difetti, tuttavia speriamo tutti in un suo riscatto e quasi speriamo in un suo tentativo, anche violento, per il proprio riscatto, consapevoli delle ingiustizie da lui vissute.

Inizialmente, Balram è fortemente determinato nel essere l’autista ideale per il proprio padrone. Non ha una reale intenzione di ribellarsi, conoscendo fin troppo bene le pene cui andrebbe incontro, appartenendo a una casta bassa.

La vera svolta avviene quando il suo padrone, che appariva così buono e accondiscendente, si piega a quella che è la sua casta d’appartenenza, non esitando a rendere Balram il proprio agnello sacrificale. Ora il protagonista non ha più una reale scelta. La società nella quale è inserito, lo costringe a prendere l’unica via possibile, corrompendo il proprio essere. Un uomo messo alle strette possiede sempre un libero arbitrio, ma bisogna fare i conti con la società nella quale egli vive e con la sua disperazione. Forse in una società in cui ogni destino è segnato in base alla casta d’appartenenza, un uomo non ha una reale scelta, se non quella di corrompersi, senza voltarsi indietro.

Ne emerge il ritratto di un’India fortemente divisa tra il moderno e il tradizionale. Tra la necessità di una crescita morale, religiosa ed economica e un forte attaccamento  a tradizioni antiche e diseguali. Ne viene narrata la storia attraverso la realtà del protagonista. Un mondo in cui il ricco e il povero si incontrano, vivendo letteralmente a stretto contatto. Una realtà nella quale  i poveri che chiedono l’elemosina intorno al fuoco su un marciapiede, incontrano i ricchi che entrano nei proprio “palazzi” dall’altro lato della strada.

L’India non è solo questo, ma è un mondo ricco di sfaccettature e in eterno mutamento. La Tigre Bianca mostra un’India contenitore di una realistica e cruda lotta tra caste.

Insomma, La Tigre Bianca è un prodotto tanto crudo e realistico, quanto ben confezionato. Nulla appare irrealistico o forzato. Ogni elemento è ben inserito nel contesto e spiega caratteristiche del paese nel quale è inserito. Anche le prove attoriale sono degne di nota, come quella di Adarsh Gourav nei panni di Balram o di Priyanka Chopra nel ruolo di Pinky.

In attesa della notte degli Oscar 2021 (qui troverete il link con tutte le nostre recensioni riguardo i film candidati) , La Tigre Bianca vi aspetta su un Netflix

 

VOTI FINALI
5
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Sono cresciuta a suon di pane, DiCaprio e amore

Nonostante la bellezza dei miei 25 anni, attendo ancora con ansia la mia lettera da Hogwarts... arriverà! Nella faida Classici Disney vs Studio Ghibli, io non mi colloco da nessuna parte, tanto le lacrime hanno sempre preso il sopravvento. Potrei continuare in questo modo ed elencare tutte le mie preferenze del cuore: da Hitchcock a Ozpetek, da Sons of Anarchy a Outlander (sono una romanticona)…ma no, io amo tutto ciò che sa emozionare, perfetto o imperfetto.