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Occhiali Neri, quando Argento tornò a brillare – La recensione

A Roma, un serial killer ha strangolato tre prostitute con una corda di violoncello. Anche Diana, giovane escort, viene presa sotto mira dal maniaco che la insegue con un van fino a farle provocare un incidente contro un’altra macchina. La donna si sveglia in un ospedale: ha perso la vista. Aiutata da Rita, Diana cerca di ricominciare una nuova vita; nel frattempo la polizia indaga, con scarso successo. Il killer non si rassegna, deve finire il suo lavoro e la protagonista deve fuggire, accompagnata dall’orfano cinese Chin.

Dopo un’assenza dal grande schermo di un decennio, dove si è cimentato alla regia di opere liriche, il grande Maestro Dario Argento torna con il thriller Occhiali Neri e ci sorprende come non faceva da ben due decenni, dai tempi di Nonhosonno.

Mentre Asia Argento cercava materiale per la sua autobiografia, ha trovato la sceneggiatura di Occhiali Neri, scritta negli anni 90 dal regista col fidato Franco Ferrini (Phenomena, Opera, Trauma, tanto per citarne tre) e poi abbandonata a causa del fallimento di un produttore, e si è messa subito in contatto con dei produttori. Si vede, infatti, che il film sia molto desiderato, sia dal Maestro che dalla figlia.

Occhiali Neri presenta nuova linfa per il cinema romano: molto probabilmente il suo film più dolce, poetico, metaforico e quasi paterno.
Ilenia Pastorelli è Diana

Argento gioca con sé stesso e si diverte da matti già nel come imposta questo thriller: il vero orrore non sono gli omicidi brutali, infatti sono pochi, e neanche la scoperta dell’assassino ma la cecità. Occhiali Neri è, infatti, un film di rapporti, relazioni, di una donna che lotta con le unghie e con i denti non solo contro il killer, ma per avere un posto nel mondo dopo aver perso la vista. Altro dettaglio da non trascurare è come gioca con la figura della prostituta, che è stata sempre vittima nei suoi gialli. Qui, invece, la fa diventare eroina e donna con cui empatizzare, ed è geniale darle il nome Diana, che nella mitologia romana era la Dea della caccia e della castità.

Meraviglioso il prologo, con l’arrivo dell’eclissi, che sembra presagire quello che avverrà alla giovane donna. E’ un film che gioca coi contrasti, tra luce e buio, dramma e survival movie.

Occhiali Neri, infatti, è facilmente divisibile in due atti: il primo come un giallo drammatico e il secondo come storia di sopravvivenza a notte fonda. La sceneggiatura è semplice a livello narrativo, ma perfettamente funzionale alle vicende presentate. Il film è teso come la corda di violoncello del killer ed è serratissimo, per tutta la sua durata.

E’ una gioia ritrovare un Dario Argento così ispirato con bellissime inquadrature, una grande costruzione della tensione. La prima parte è ottima, perfettamente in bilico tra brutalità degli omicidi e il disagio della cecità. La seconda scivola in qualche ingenuità narrativa, ma non si perde mai l’interesse nello spettatore. Bellissimo il rapporto che si va a creare tra Diana e il giovane Chin, due persone sole che hanno perso tanto e si uniscono nella disgrazia che hanno subito facendo squadra, famiglia. Argento ha dato sempre voce alle persone marginalizzate, da Il gatto a nove code a Profondo rosso passando per Phenomena, e anche qui troviamo una coppia di outsider che lottano per la vita, una delle più dolci e curiose presentate da Argento nella sua filmografia.

Ilenia Pastorelli e Xinyu Zhang

Ottima Ilenia Pastorelli nei panni della protagonista in una performance molto intensa e mai forzata, mentre Asia Argento ci regala una prova attoriale matura e molto misurata. Dolcissimo il giovanissimo Xinyu Zhang nei panni del piccolo Chin. Altri grandi pregi del film sono la colonna sonora di Arnaud Rebotini, che è pazzesca, e la fotografia di Matteo Cocco.

Anche coi suoi difetti, Occhiali Neri è un film riuscito, che ha qualcosa di nuovo da dire, che intrattiene senza un attimo di tregua e arriva anche a emozionare con un tocco di romanticismo. Grazie e bentornato Maestro Argento, abbiamo sentito tanto la tua mancanza.