Daniel è l’unico poliziotto di colore nel reparto antisommossa di Roma. Riesce a tenere separato lavoro e i suoi familiari, fino a quando un giorno gli viene ordinato di sgomberare un condominio occupato da più di un centinaio di famiglie, compresa la sua. Come si comporterà? Cosa sceglierà di fare?
Dopo aver avuto una fortunatissima tournée nei Festival, iniziata col premio per il miglior regista emergente all’ultimo Locarno Film Festival, esce finalmente nelle nostre sale Il Legionario, una delle più potenti e convincenti opere prime viste al cinema negli ultimi tempi. Basta leggere la sinossi per avere la spinta di uscire di casa e andare al cinema. Finalmente una storia originale, ambiziosa, ma che ha tutte le carte in regola per farlo. Un film che abbatte tanti muri.
Daniel è un ragazzo spezzato, tra le sue radici e il lavoro pregno di mascolinità tossica e razzismo. Questa sua missione arriva come spina nel fianco, proprio mentre sta costruendo la sua famiglia con la sua compagna. Non aiuta, poi, il fatto che suo fratello sia molto attivo nel direttivo del comitato del palazzo occupato. Si empatizza molto nel vedere questo film, che ti tiene col cuore in gola per tutta la durata.
Ottanta minuti di dramma, tensione, emozione. Un film pragmatico ed essenziale.
Non viene presa una posizione su chi sia nel torto o nella ragione, ma vengono raccontati i fatti senza cadere nello stucchevole e nel ricattatorio. La regia di Hleb Papou è ispirata, piena di personalità e carattere perfettamente a suo agio sia nel dare dramma che tensione. Segue con attenzione, e in silenzio, i personaggi e fa entrare lo spettatore sia in caserma che nell’edificio occupato.
Ottima la sceneggiatura che non si limita a raccontare la vicenda, ma si preoccupa anche a dare corpo, credibilità e tridimensionalità ai personaggi senza cadere nella banalità. I fratelli sono yin e yang non solo per l’ambiente in cui vivono, ma per quello che stanno passando: uno sta costruendo il proprio nucleo, l’altro sta raccogliendo i cocci di una relazione ormai finita, uno sta per diventare papà, l’altro sta per salutare suo figlio che si sta per trasferire. E quando si incontrano e vanno d’accordo è meraviglioso, tra ricordi di infanzia e affetto che non vanno mai a mancare. In mezzo c’è una madre, che ama incondizionatamente entrambi, la quale non vuole abbandonare il posto dove ha costruito la sua vita.
Ottimi gli interpreti: Germano Gentile offre una prova veramente sfaccettata nei panni di Daniel perfettamente in bilico tra forza e fragilità, testa e cuore. Mai esagerato, sempre calibrato, la sua interpretazione non si dimentica. Non è da meno Maurizio Bousso nei panni del fratello Patrick, anche lui un attore da tenere d’occhio per il futuro. Meravigliosa Félicité Mbezelé nei panni della madre così intensa, emozionante con una grande dignità.
Una gioia vedere un ottimo film italiano con un cast di colore che non fa il solito ruolo del bullo, criminale o vu cumprà. Finalmente!
Il Legionario è un ottimo film che entra nel cuore e ti rimane sottopelle. Uno di quelli che ogni tanto vuoi rivedere per riprovare le stesse emozioni. Un dramma vero, genuino, raro. Vedere per credere!
Potete leggere qui la nostra intervista a Germano Gentile