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Non succede, ma se succede… – La Recensione

Iniziamo da un dettaglio: se ci fosse un premio per il peggior titolo italiano partendo da quello originale, cioè Long Shot, nel senso di “audace tentativo”, allora, per l’anno in corso, lo vincerebbe a mani basse Non succede, ma se succede.

C’è poi l’aggravante di aver spacciato nel mercato italiano questa pellicola come una semplice e spassosa rom-com. Il film, targato Jonathan Levine (Warm Bodies, 50 e 50), ha dietro le quinte (e non solo) il duo più cazzone e strafumato di Hollywood: Evan Goldberg e Seth Rogen.

Quest’ultimo per l’occasione si ritaglia il ruolo di Fred Flarsky, giornalista molto dotato, ma drop out, squinternato e squattrinato.

Anni prima aveva avuto una breve e casuale relazione con la bella Charlotte Field (Charlize Theron), sua compagna di scuola. Se si può chiamare così un bacio casuale ed una micro erezione.

Fine del flashback. I due s’incontrano casualmente durante una serata mondana. Lui è appunto un giornalista disoccupato, mentre lei è diventata una bellissima, intelligente e sofisticata Segretario di Stato (o Segretaria di Stato, boh io non c’ho capito niente). Una donna decisa nel voler diventare il primo Presidente degli Stati Uniti di sesso femminile. Un’ambiziosa aspirazione soprattutto se condotta con una osteggiata campagna elettorale basata sull’ecologia. A lei servono consigli veri, onesti, tra i mille e tentacolari suggerimenti dei soliti squali che nuotano nelle pericolose acque di Washington D.C.

Ma quando la bella Charlotte decide di affidarsi professionalmente ai metodi non proprio ortodossi ma geniali di Fred, scatta quella scintilla rimasta sospesa 20 anni addietro. Una relazione improbabile ed esilarante che però rischierà di mettere in discussione l’ascesa politica della brillante Charlotte.

La pellicola di Levine ha il pregio di sovvertire i cliché del genere romantico con una recitazione spontanea, ma soprattutto con una sceneggiatura sempre un passo oltre il politicamente corretto.

Volgare, scanzonata, a tratti grottesca, la storia riprende in parte i meccanismi narrativi del precedente Molto incinta (Knocked Up), diretto nel 2007 da Judd Apatow. In entrambi i casi, una determinata professionista (she’s out of my league) si ritrova sentimentalmente e sessualmente attratta dal goffo ma brillante ranocchio ebreo che d’un tratto diventa un brillante quasi-principe ebreo!

Una dinamica che fondamentalmente capovolge la favola di Pretty Woman in un’ottica femminista (cosa già provata con Notting Hill).

Dal classico di Richard Gere e Julia Roberts, il film prende in prestito (in realtà si tratta di un palese hommage) It Must Have Been Love singolo-cult del duo svedese Roxette, lanciato proprio dalla colonna sonora della celebre pellicola del 1990.

L’improbabile alchimia tra Charlize Theron e Seth Rogen, funziona alla grande. Ma soprattutto gli autori hanno il coraggio di non farsi problemi a “perculare” (scusate la franchezza) ogni luogo comune e ogni singolo essere umano riconducibile ad un cliché, preferenza o natura. Gay, etero, donna, uomo, democratico, conservatore, bianco, nero, c*dritto o c*storto, il film non fa sconti a nessuno.

Il finale sdolcinato lo si perdona per necessità commerciali, tanto ormai l’audace “Long Shot” è stato portato a termine.