Home Speciale FESTIVAL Roma 14 – Waves: Una famiglia travolta

Roma 14 – Waves: Una famiglia travolta

Dopo aver lavorato dietro le quinte per alcuni film di Terrence Malick, il regista Trey Edward Shults ha realizzato due lungometraggi Krisha, che ha presenziato al Festival di Cannes nel 2015, e l’horror psicologico It Comes at Night con Joel Edgerton. Se l’opera prima oscillava tra l’esplorazione di un dramma familiare teso e la psiche disfatta di una donna anziana instabile, It Comes at Night era invece un survival movie di una famiglia impegnata ad affrontare i nemici esterni quanto quelli interni in uno scenario orrorifico e post apocalittico. Per la sua terza prova dietro la cinepresa il regista 30enne texano cambia completamente registro sia tecnico che narrativo.

Ma rimane il tema ricorrente e prediletto dall’autore: a famiglia disfunzionale, in ogni sua declinazione.

La storia è ambientata in Florida ai giorni d’oggi. Tyler (Kelvin Harrison Jr.) è uno studente, un bravo e premuroso figlio, con le ambizioni giuste per diventare un atleta di successo. A motivarlo c’è il severo padre Ronald (Sterling K. Brown). Un uomo fatto e serioso che sottolinea come spesso i giovani afroamericani negli States, debbano lavorare dieci volte più duramente dei bianchi. La sorella di Tyler è una ragazza dolce di nome Emily (Taylor Russell) e ha una matrigna solidale di nome Catherine (Renee Elise Goldsberry).

Un evento però spazzerà via tutte le certezze e i precari equilibri del nucleo famigliare.

Le dinamiche dei protagonisti vengono filmate dal regista con una telecamera in continuo movimento, le riprese dentro l’abitacolo delle auto sembrano una divertente costante tecnica. Splendida la fotografia di Drew Daniels che “dipinge” il film con colori decisi e un’estetica moderna. Questo e l’approccio narrativo del giocane Trey Edward Shults definiscono il momento e rendono Waves un’opera perfettamente a fuoco e attuale. Un portrait con poche sbavature, che coglie il qui e l’adesso di un dramma familiare. Shults indaga in maniera semplice e con pochi virtuosismi (giusto il cambio di formato della pellicola) su come una serie di decisioni molto sbagliate che possono influenzare quelle buone.

Il regista e sceneggiatore preferisce uno sguardo ad una parola, un’inquadratura ad un chiarimento ed è bravo ad esaltare un cast in stato di grazia.

Volendo trovare proprio un difetto forse il giovane autore avrebbe potuto talvolta smussare alcuni passaggi eccessivamente emotivi per non avvicinarsi troppo ad un’ideale border line, oltre la quale il sentimento viene sbattuto in faccia allo spettatore con troppa spregiudicatezza.

Efficace la colonna sonora di Atticus Ross & Trent Reznor e l’uso di alcuni brani dei THEY., degli Animal Collective e di Frank Ocean.