Home Speciale FESTIVAL Roma 14 – Save Places: la vita ai tempi di #MeToo

Roma 14 – Save Places: la vita ai tempi di #MeToo

Scritto e diretto da Daniel Schechter, Save Places è una brillante commedia newyorkese, uno studio serio, ma anche divertente sulla vita urbana millenaria nell’epoca di #MeToo.

Il film inizia con una scena fulminate che definisce subito le abilità di scrittura di Schechter. Un giovane professore universitario, interpretato da Justin Long (Ammesso, Amore a mille… miglia, Tusk) se ne esce fuori con una provocazione davanti alla sua classe di studenti. Preso da un genuino amore per la scrittura creativa e l’arte della drammaturgia, invita una delle sue giovani studentesse a tirare fuori un evento del suo passato. Una storiella di sesso spassosa anche se un po’ volgare. Il suo è un fine nobile, ossia quello di stimolarla a scrivere ciò che di vero ed originale, c’è, o c’è stato, nella sua vita. L’aneddoto e l’episodio sembra finire qui con la bellissima frase:

“Imbarazzati e scrivi sempre ciò che ti ferisce”.

Purtroppo nella stessa classe c’è una giovane donna che ha da poco subito un trauma sessuale. Un episodio che porterà la ragazza a muovere forti accuse nei confronti del suo docente.

Josh però non vuole scusarsi con nessuno. Fermo nelle sue posizioni, mette a rischio la sua carriera. In tutto ciò i parenti del giovane docente si ritrovano uniti (si fa per dire) in ospedale.  Una chiassosa famiglia ebrea che assiste la povera nonna, interpretata da una splendida Lynn Cohen (Misterioso omicidio a Manhattan, Harry a pezzi).

Impossibile non prendere la palla al balzo per definire questo Save Places come una provocatoria e ficcante dramedy molto alleniana.

Punto di forza, come già detto sono i dialoghi di Schechter, ma anche il cast che si avvale anche della splendida interpretazione dell’attrice italiana Silvia Morigi, nell’esilarante ruolo di Caterina, la ragazza tutto pepe del personaggio di Justin Long. Brava anche Fran Drescher (celebre in passato per il ruolo di Francesca Cacace ne La Tata) e Kate Berlant (brillante stand-up comedian americana).

Anche se la pellicola si perde spesso le sue strutture coesive e soprattutto vaga in maniera troppo anarchica tra diversi snodi narrativi, colpisce nel segno.

Schechter riesce infatti a bagnare le polveri mediatiche del movimento #MeToo, senza però rinunciare ad essere una ferma denuncia ai privilegi patriarcali bianchi ed eterosessuali, profondamente radicati nella cultura nordamericana.