Home recensioni drammatico Il prodigio (2022) – “La manna dal cielo”

Il prodigio (2022) – “La manna dal cielo”

Tratto dal romanzo The Wonder di Emma Donoghue, sceneggiato dalla stessa scrittrice insieme a Alice Birch e al regista cileno Sebastián Lelio, Il prodigio è un thriller-drama in costume che indaga sui pericoli del fervore religioso (ma non solo).

La trama è quella di Lib Wright (Florence Pugh) un’infermiera inglese reduce dalla guerra di Crimea, chiamata in un villaggio rurale irlandese, per osservare la piccola Anna O’Donnell (Kíla Lord Cassidy) , la cui famiglia sostiene essere a digiuno da ben quattro mesi. Nonostante ciò la ragazzina gode di una miracolosa, quanto sospetta, ottima salute e ha ormai attirato su di sé un interesse che va ben oltre quel piccolo e bigotto paesino. Donna forte e razionale, Lib, chiamata a osservare analiticamente il presunto miracolo, decide di far chiarezza ponendo la scienza e non la chiesa, al centro del villaggio.

Ispirato dalle “fasting girls” di età vittoriana, romanzo e film, mettono in scena, in primis, l’eterna battaglia tra fact vs faith, scienza e religione, realtà e illusione.

Sebastián Lelio, primo cileno a vincere un Oscar per lo splendido Una donna fantastica, abbatte sin dalla prima scena la quarta parete, estendendo il dualismo e facendo iniziare la pellicola dietro le quinte, piuttosto che in esse.

Una scelta apparentemente furba e/o vezzo stilistico, ma che in realtà nasconde anche la necessità di attualizzare un messaggio, che oggi sembra solo aver cambiato forma.

Credere senza mettere in discussione.

Lib rappresenta secoli di studi botanici o zoologici, che spiegano come la “manna dal cielo”, capace di nutrire il perseguitato popolo ebraico per oltre quarant’anni, non fosse la promessa di Dio a Mosè, bensì erbe o pollini e licheni, o comunque spontanee creature della natura ostile del Sinai. Una razionale risposta a un dogma religioso, che aveva imprigionato anche le menti e i cuori del piccolo villaggio irlandese.

Ed è a questo punto che gli autori introducono il tema cardine di questa storia cupa e fatalista, ossia il trauma come prigionia.

Florence Pugh e Kíla Lord Cassidy interpretano magistralmente due personaggi disperati, che sono due facce della stessa medaglia, due anime ferite da un passato doloroso e disposte a qualsiasi cosa pur salvare la propria anima. E mentre la giovane Anna, per espiare il proprio “peccato” rinasce come una crisalide, Lib assume gradualmente il manto della maternità, donandosi totalmente alla causa.

Eravamo stati avvertiti proprio da quello spiazzante incipit: “the people you are about to meet, the characters, believe in their stories with complete devotion”.

Un film davvero misurato e potente.