Il fondamentalismo capitalista e quello biblico in America hanno sempre camminato di pari passo.
Non è un caso che Gli occhi di Tammy Faye biopic diretto da Michael Showalter (già autore del sottovalutato The Big Sick del 2017) si chiuda con una “gagliarda” bandiera a stelle e strisce sullo sfondo dell’esibizione di Tammy.
La storia inizia nel 1960 quando Tammy Faye Messner (Jessica Chastain), pasionaria cristiana, s’innamora dello studente universitario Jim Bakker (Andrew Garfield) dopo aver apprezzato le sue doti di predicatore.
I due iniziano a far coppia in giro per gli States tra redneck abbindolati dalle capacità affabulatorie dei due predicatori. Danno il via ad un affare da milioni di dollari grazie alla televisione e nello specifico ad un canale satellitare The PTL Satellite Network, che raccoglie milioni di fedeli creduloni, lucrando sulle loro generose offerte. Fino a quando le magagne non vengono a galla e il loro redditizio affare non viene smascherato e messo alla berlina.
Pellicola didascalica e poco coraggiosa, sia nella scrittura che nella mise en scène, Gli occhi di Tammy Faye ha però molti pregi.
In primis spiccano le interpretazioni dell’affiatata coppia Chastain/ Garfield. Soprattutto l’attrice di Sacramento ci regala una prova straziante e fisica, calandosi nella parte con ogni muscolo del proprio volto e con le acute risatine alla Betty Boop. Meritatissima la sua candidatura agli Oscar come miglior attrice protagonista.
La ricostruzione storica è precisa, costumi e scenografie impeccabili. Le dinamiche narrative e quelli di coppia de Gli occhi di Tammy Faye ricordano per certi versi i Ricardos di Aaron Sorkin ed è curioso che la Chastain si ritroverà, nella notte degli Oscar, a sfidare proprio Nicole Kidman.
Poi c’è questo finale amaro e onirico in cui Tammy canta Battle Hymn of the Republic (Glory, Glory halleluhja, per intenderci) in cui ancora una volta Chastain lascia senza fiato.
Non indimenticabile ma sicuramente un film gradevole con una grandissima interprete.