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Creed II – La Recensione

Quando nel luglio del 2017 Stallone ha annunciato il ritorno, nell’infinita saga di Rocky, di uno degli antagonisti più noti del pugile italoamericano, il russo Ivan Drago, sono stati in molti a storcere il naso. Ancora una volta Dolph Lundgren, ancora una volta il confronto Usa-Urss nel 2018. Niente di più improbabile. Niente di più anacronistico.

Il pretesto narrativo è la sfida tra il figlio di Drago, Vicktor (il pugile e kickboxer romeno Florian Munteanu) e quello di Apollo Creed, Adonis, interpretato ancora una volta da Michael B. Jordan. Drago ha ucciso sul ring Apollo e ora gli spettri sono ritornati per il giovane pugile afroamericano. E di fantasmi dal passato ne troviamo tanti in questo sequel e spin-off.

Ogni aspetto di questa operazione cinematografica sembrava portare ad un’unica conclusione: un clamoroso flop. Eppure che ci crediate o no, le cose non sono andate così. Anzi Creed II si appresta ad essere un clamoroso successo di critica e pubblico.

 

Il primo merito di questo Creed II è la capacità di muoversi con dinamicità e drammaticità tra due precisi filoni narrativi. Intanto il sequel di Creed – Nato per combattere del 2015, con un Adonis più maturo ma anche imborghesito. Costretto ad affrontare le difficoltà della nuova vita, in primis la paternità, che lo sceneggiatore Stallone riesuma dal secondo episodio di Rocky. Dall’altra parte lo spin-off di Rocky IV e il ritorno di personaggi come quello di Ivan “tispiezzoindue” Drago e anche un piccolo cameo di Ludmila, interpretato dalla rediviva Brigitte Nielsen. Trovare un equilibrio tra questi due film non era affatto facile, eppure la coppia Sylvester Stallone/Juel Taylor c’è riuscita alla grande.

Com’era già stato per Rocky IV (e un po’ per tutta la saga) il tema centrale è sempre lo stesso: combattere contro se stessi prima ancora che con l’avversario, rialzarsi dopo una sconfitta e fare dei propri affetti familiari, l’arma decisiva per la vittoria finale.

Nel film del 1984 c’erano poi altri spunti come quello politico nel cuore della Guerra Fredda. Ma anche il confronto macchina/uomo introdotto dal robot di Paulie e dalla preparazione tecnica e scientifica del giovane ed invincibile Drago. Ovviamente Creed II abbandona questi temi per ringiovanirsi e puntare tutto sul dualismo padre/figlio. Il cuore esegetico della pellicola infatti lo troviamo nel rapporto Ivan/Vicktor, Rocky/Robert, Apollo/Adonis e ovviamente in quello tra lo stesso Adonis e la piccola e sfortunata Amara.

La riuscita del film non dipende però dal solo impianto drammaturgico, ma anche dalla freschezza registica del giovane Steven Caple Jr., chiamato a sostituire il promettente Ryan Coogler, impegnato sul set di Black Panther.

Ma alla fine c’è sempre lui: Rocky/Stallone, due nomi che dopo 42 anni e 8 film, si separano per sempre. L’attore, regista e sceneggiatore ormai 73enne ha infatti dichiarato che questa sarà l’ultima apparizione dello Stallone Italiano.

La decisione viene metacinematograficamente evidenziata nel passaggio di testimone alla fine di Creed II, quando in una delle scene più commoventi dell’intera saga, Rocky dice ad Adonis “It’s your time”, chiudendo così per sempre, una delle più intense storie sportive del cinema.