Home Speciale Approfondimenti CICLO ALMODÓVAR: PARLA CON LEI (2002)

CICLO ALMODÓVAR: PARLA CON LEI (2002)

Articolo a cura di Vincenzo Politi 

Dopo il melodramma al femminile di Tutto su mia madre, Almodóvar torna a stupire con un film di uomini sull’orlo di una crisi di nervi. Un grande film d’amore e di amicizia al maschile. Un film che cattura il ritmo coinvolgente della vita. Come una danza impetuosa, senza inizio né fine.

 

Locandina

Nel 1999, Almodóvar ci aveva fatto piangere e ridere col suo emozionantissimo Tutto su mia madre. Tre anni dopo ci riprova con un film ‘al maschile’, coniugando una storia delicatissima con uno stile narrativo inventivo e sorprendente. Il risultato, Parla con Lei, porta a casa un’altra statuetta — quella per la Miglior Sceneggiatura Originale.

In un certo senso, Parla con lei è un film opposto e complementare a Tutto su mia madre. Quest’ultimo è, infatti,  ‘iper-femminile’. I suoi personaggi principali sono tutte donne. Gli uomini sono morti prima del tempo, o spariti non si sa dove, oppure dementi (come il padre di Rosa). Oppure, sono transessuali — cioè donne.

Parla con lei, al contrario, racconta la storia di due uomini, Marco e Benigno, e della loro intensa amicizia. A dispetto della locandina, in questo film le donne sono o irrilevanti, o frivole, o in coma. Oppure, sono forti come toreri, ma anche orgogliose, adultere e bugiarde. Vigliaccamente bugiarde — proprio come gli uomini.

Uomini in grado di commuoversi

Nonostante l’opposizione tematica, però, c’è anche molta continuità fra i due film. Tutto su mia madre termina, letteralmente, con un sipario che si chiude sulle vicende di Manuela e delle sue amiche della compagnia teatrale. Parla con lei inizia con un sipario che si apre sulle esistenze dei due protagonisti maschili.

In maniera ancora più esplicita, in una scena del film compaiono, in un cammeo, Cecilia Roth e Marisa Paredes, le protagoniste, appunto, di Tutto su mia madre.

Marisa Paredes e Cecilia Roth – cammeo

Il personaggio di Marco, interpretato da Darío Grandinetti, è uno scrittore/giornalista argentino. Marco condivide con Manuela, la protagonista di Tutto su mia madre, la nazionalità. Entrambi sono stranieri in Spagna. Entrambi gettano uno sguardo ‘alieno’ e forestiero sulla loro realtà quotidiana.

Sono dunque numerose le continuità fra le due pellicole di Almodóvar. Il tema principale di entrambi i film, in fondo, è il rapporto fra l’arte e la vita.

Nella prima scena del film, Marco e Benigno si incontrano per caso a teatro. Sul palcoscenico, l’immensa Pina Bausch, celebre coreografa e ballerina tedesca. La coreografia è quella del Café Müller. Due donne, sonnambule, vagano in una stanza piena di sedie. Un uomo prova disperatamente a evitare qualsiasi incidente.

Il balletto della Bausch, dunque, è sia l’ouverture del film che  il sublime presagio del destino dei protagonisti. Uomini che si affannano a salvare donne che dormono.

Uomini che parlano a donne che non ascoltano

In un’altra scena, il cantautore brasiliano Caetano Veloso intona, con la sua voce fragilissima e intensa, il suo celebre Cucurrucucu Paloma. Il brano parla di un uomo che piange. Marco, che già si era commosso allo spettacolo della Bausch, lo ascolta piangendo. È lui l’uomo della canzone.

Infine, Almodóvar trova una soluzione elegantissima per suggerire l’orrore di un gesto ‘proibito’ e criminale, che non si può mostrare. Un giorno, Benigno va a vedere un film. Noi spettatori vediamo il film assieme a lui. Allo stesso tempo, intuiamo che ciò che accade in quel “film nel film” riguarderà anche Benigno.

Ciò che succede su un palcoscenico o in un film succede anche nella vita. E viceversa. Mentre, però, Tutto su mia madre possedeva gli elementi della pièce teatrale, Parla con lei segue il ritmo della musica e della danza.

Una danza che può essere pericolosa, come le “coreografie” dei toreri. Oppure sensuale e coloratissima, come il balletto finale che chiude il film, allo stesso tempo riaprendo un nuovo ciclo nella vita di Marco.

Contro gli stereotipi: Lydia la torera

Anche la narrazione segue un ritmo vorticoso, “ballerino”. Parla con lei è pieno di flashback, scene del passato che irrompono nel presente. Scene che si ripetono, acquisendo un nuovo senso. Come altri film di Almodóvar, Parla con lei è una mystery story, in cui i segreti da svelare sono il passato e le motivazioni dei personaggi.

Parla con Lei è, dunque, un film sull’amicizia. Sì, è vero: il film parla anche d’amore, ma il vero protagonista è il rapporto che si sviluppa fra due uomini diversissimi fra loro. E di quella particolare forma di attrazione, quasi ‘erotica’, fra due amici che si amano profondamente.

Benigno e Marco

Sulla sessualità di Benigno, interpretato da Javier Cámara, ci si potrebbero scrivere trattati. Per i suoi modi delicati e per il suo vissuto personale, viene sospettato di omosessualità. A un colloquio psichiatrico, lui si stesso si dichiara omosessuale – anche se, forse, c’erano altre motivazioni dietro quella sua inaspettata confessione.

Benigno, infatti, è innamorato di Alicia, una studentessa di danza in coma da tempo. Lui si prende cura di Alicia quotidianamente e, letteralmente, le parla. Benigno è veramente convinto di avere costruito un rapporto amoroso con una donna in coma.

Marco, Benigno e Alicia

Il suo rapporto con Marco rimane però ambiguo. Benigno ricopre Marco di complimenti e lusinghe. Nutre nei suoi confronti un’ammirazione adolescenziale e equivoca. Ricerca sempre il contatto fisico, appoggiandogli una mano sulla spalla, o togliendogli un immaginario capello dalla giacca. Non è esagerato dire che Benigno provi una certa attrazione fisica per Marco.

Parlare di ‘omosessualità repressa’ o di ‘bisessualità’, in questo caso, potrebbe essere riduttivo. Benigno è, semplicemente, un uomo che ama, con lo stesso furioso entusiasmo dei bambini. Un animo puro, forse colpevole di troppa purezza, che non esista a dimostrare i suoi sentimenti, anche fisicamente. Un piccolo principe, insomma, un ‘idiota‘ Dostoevskijano.

Una piccola curiosità. Pare che Almodóvar avesse pensato a Roberto Benigni per il personaggio dell’ambiguo infermiere. Benigni non partecipò al progetto a causa di altri impegni e Almodóvar scelse il nome “Benigno” per omaggiarlo. Tuttavia, l’interpretazione di Cámara è così intensa da non farci rimpiangere affatto Benigni (che forse non sarebbe stato all’altezza del ruolo).

Infine, come detto all’inizio, Parla con Lei vinse l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Almodóvar fu anche nominato  alla la statuetta per il miglior regista, che però quell’anno andò Roman Polanski. Il film non vinse la statuetta per il miglior film straniero semplicemente perché non venne neppure proposto in quella categoria.

Secondo Oscar per Almodóvar

Quell’anno, infatti, la Spagna presentò I lunedì al sole, con un grande Javier Bardem nel ruolo del protagonista. Per evitare di promuovere sempre e solo Almodóvar, insomma, la Spagna decise di puntare su un’altra pellicola (che purtroppo non arrivò alla cinquina finale).

La sceneggiatura di Parla con lei è così equilibrata e precisa che, nonostante tutto, il comitato degli Oscar si “accorse” di questo film. Rimane però il fatto che Hollywood impone alle altre nazioni la scelta di un solo film. Questa regola è assurda e ingiusta. Perché qualsiasi altra nazione dovrebbe scegliere un film solo per gareggiare in una sola categoria? Mentre poi tutte le altre categorie maggiori sono riservate ai film di una sola nazione – cioè ai film Americani?

Basterebbero queste considerazioni per capire come la Notte degli Oscar, in realtà, non sia la “festa del cinema”, ma solo la “festa del cinema americano”. Una festa il cui prestigio, vista l’evidente parzialità pro-US, forse andrebbe ridimensionato.

Polemiche a parte, Parla con lei è un film intenso, maturo, che ha cementato la reputazione di Almodóvar come auteur sensibile e sofisticato, cantore e poeta della danza della vita. Un film che porta sul grande schermo due grandi artisti come Pina Bausch e Caetano Veloso. Uno spettacolo da guardare con gli occhi e sentire con tutto sé stessi.