Di cosa parliamo quando parliamo di Birdman? I sottotesti dell’ultima opera di Inarritu,meritevolmente in lizza agli Oscar come miglior film, sono davvero numerosi.
Un Micheal Keaton magnifico (da Oscar, stronzi -nddr.G) e che semplicemente ridefinisce il significato di ‘mettersi a nudo’ è Riggan, attore di enorme successo negli anni ‘90 grazie alla saga del supereroe Birdman, poi finito nel dimenticatoio dei giorni nostri e che si getta anima e corpo nella messa in opera di uno spettacolo teatrale; attorno a lui, i numerosi comprimari dello sceneggiato e della sua vita stessa, che sembrano, e saranno, indissolubilmente legati.
Impossibile non pensare a un parallelismo tra Birdman e Batman, capostipite del filone dei film di supereroi e genere a dir poco punzecchiato nella pellicola -con buona parte del cast che ironicamente ha a curriculum almeno un cinecomic- ; similmente Keaton è nelle retrovie di Hollywood da diversi anni, e questo film è un’occasione unica per la sua carriera come lo è per Riggan l’ingresso a Broadway per dimostrare quanto vale.
Mentre Riggan subisce il peso della tensione e di chi nega il suo talento, Birdman, il suo super-ego, è certo stia sprecando la sua vita in quel teatro pidocchioso; ogni volta che i due si scontrano assistiamo a una deformazione della realtà, in cui vediamo i ‘poteri’ di Riggan: una manifestazione metaforica delle sue doti di attore, il punto di vista distorto di un uomo sull’orlo del baratro, forse entrambe. Inarritu ci lancia qualche osso, gioca con l’audio e con la prospettiva della narrazione, ma a prescindere da quanto seguirete con attenzione il nostro eroe nel virtualmente unico piano sequenza del film -perfetta tecnica per dare il senso di peso e ineluttabilità degli eventi che tutti si portano addosso- sarà quantomeno improbabile che vi ritroverete tutti d’accordo sulla sequenza finale.
Tra rimandi alla figura di Icaro e frammenti di tempi passati, Birdman non potrà non lasciarvi con almeno qualche dubbio, che forse non svanirà con una seconda visione, ma che certamente è frutto di un capolavoro costruito ad arte, e non di un’opera volutamente ambigua.