Potevamo esimerci dal recensire il secondo capitolo dell’epica Marvel su grande schermo? Certamente no, anzi, l’ho fatto anche con piacere, essendo uno di quelli che vengono dalla Marvel di carta e quindi vedono il successo di tali pellicole come una vittoria: ma perlomeno, ho aspettato per vederlo in lingua originale, per godermi al 100% battute e gigionerie del cast, James Spader su tutti (in realtà anche per schivare le folle di balordi che credono la sala sia quella di casa propria, ma questa è un’altra storia).
Age of Ultron parte in media res, con i Vendicatori nel pieno dell’azione atti a chiudere gli strascichi dei film passati (dallo scettro con cui Loki rischiò di distruggere la Terra all’ Hydra che divorava da dentro lo Shield), con buona pace di chi non ha visto i capitoli precedenti; il lavoro di squadra è collaudato e la missione fila liscia, salvo l’incontro con i ‘potenziati’, triste terminologia per indicare cio’ che solo la Sony può usare di diritto: i mutanti Scarlett e Quicksilver, che iniziano a mettere i bastoni tra le ruote dei nostri.
Ben presto si paleserà il nemico nelle vesti di Ultron, IA portata alla vita da Stark con le migliori intenzioni, ma che si rivela il villain dei più classici. Qui un primo difetto della pellicola: Ultron è animato da Spader che lo caratterizza splendidamente, ma le motivazioni e modus operandi del personaggio sono davvero monodimensionali, rendendolo poco temibile rispetto alle premesse iniziali.
Quanto alla squadra, la meccanica dello scontro interno non è nuova ma in questa sede non stanca, con i flashback figli della strega Scarlett che permettono di approfondire i diversi personaggi. Un buon lavoro anche nello dare spessore e empatia verso Occhio di falco, quello che nella scorsa pellicola era un po’ il signor nessuno del gruppo; allo stesso modo la love-story tra Banner e Vedova Nera aggiunge una variabile sentimentale decisamente più frequente nei fumetti.
Dispiace vedere alcune scelte narrative sempliciotte, che nel caso dei gemelli potenziati riguarda praticamente ogni loro azione; in altri, si ha la
sensazione che Whedon non sia riuscito a dire tutto, cosa un po’ inquietante per una pellicola di 142 minuti, ma va detto che il numero di comprimari da gestire è davvero enorme e il regista riesce comunqe a dare battute, one-liner e strizzatine d’occhio ai fan con il dovuto equilibrio SPOILER
Un altro difetto è la qualità altalenante dell’azione: bene l’inizio, poi si rischia più volte di strafare (persino in Hulk vs Veronica, non lo avrei mai detto), arrivando al rissone finale forse un po’ svogliati, quasi fosse necessario uno scossone per riavere la nostra attenzione SPOILER e in effetti ci casca il morto .
Concludendo, il giudizio sulla pellicola è positivo: se è vero che il fattore originalità è sparito, resta una macchina dal meccanismo ben oliato, e l’ultima scena pone delle belle speranze verso un re-cast dei Vendicatori…forse spinto da qualche contratto in scadenza?