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The Lobster – di Yorgos Lanthimos (2015)

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Dopo la visione di “A Blast”, altra bellissima pellicola del cinema greco, targata Syllas Tzoumerkas, ero stato convintissimo nell’affermare che il cinema ellenico aveva si da un lato prodotto l’ennesima ottima pellicola, ma dall’altro avevo anche sottolineato come fosse necessaria una svolta, cambiare un po’ registro, allontanarsi per un attimo da tutto ciò che la crisi ha portato in Grecia, perchè ormai quella era una corda che si stava forse per spezzare, tanto era stata tirata.

Ed invece, dopo la visione di The Lobster, mi sono dovuto ricredere, ho dovuto e voluto pensare: aspetta un attimo, sfruttiamola ancora questa crisi, non solo economica, ma anche morale, etica, sociale.
E con questa pellicola i greci ci sono perfettamente riusciti, sotto diversi aspetti.

Primo : hanno richiamato lui, il maestro, Yorgos Lanthimos, proprio lui, quello di “Dogtooth”, o “Kynodontas” se preferite, anche regista di “Alps”, altra pellicola ellenica che rasenta l’eccellenza, e che forse, con “Dogtooth”, l’ha proprio toccata.

Secondo: gli attori greci funzionano, e non poco, sia come recitazione, che come mimica, gesta, facce; ed allora prendiamo proprio due delle maggiori esponenti degli ultimi capolavori ellenici, la giovane Ariane Labed (già protagonista e bravissima in “Alps”) , e lei, l’Attrice con la A maiuscola del cinema greco : Angeliki Papoulia (“Alps”, “Dogtooth”, “A Blast”, devo continuare?).

Terzo : usciamo fuori dal panorama di casa e portiamoci più verso l’Occidente, mettiamoci attori di lingua inglese, e che attori cinefile e cinefili: Rachel Weisz, la bella quanto fatale Léa Seydoux e Colin Farrell (a mio giudizio in una prova che merita l’Oscar).

01Che può venirne fuori secondo voi ? Ve lo dico io: un CAPOLAVORO.

Storia : siamo in un mondo distopico, meglio definibile come surreale, ma nemmeno tanto poi, dove chiunque sia single, viene catturato e rinchiuso in un pulito, lussuoso, quanto triste ed anonimo hotel. Una permanenza forzata di 45 giorni, in cui si hanno due opzioni : o si trova l’anima gemella, e si ritorna così in città come coppia, o si viene trasformati in un animale. Basterebbe questo e i punti sopra elencati per far avere abbastanza curiosità per vedere il film e sospettare che si tratti di un capolavoro. Ma come al solito, quando ci si mettono di mezzo Lanthimos e soci, c’è molto molto di più. Ci sono innanzi tutto molti dei temi cari ai film greci che tornano prepotentemente ed al posto giusto in questa pellicola : il tema del sesso, che qui viene visto come al solito come un qualcosa che va punito, un tabù, un qualcosa che non è mai associato all’amore, e che invece di essere mosso da passioni e voglia risulta sempre essere un qualcosa di meccanico e freddo (la scena della “punizione” cui sono sottoposti i maschietti ogni mattina è decisamente significativa). La recitazione di Farrell è veramente qualcosa di indescrivibile poi: una prova eccelsa, sotto ogni punto di vista.

Parla poco con la bocca Farrell ma recita con tutto il corpo, con le sue espressioni, con il suo modo goffo che rappresenta il suo personaggio, ed è aiutato da un cast in cui anche i personaggi secondari hanno un senso, un compito, portano comunque qualcosa alla riuscita del film, e questo lo si nota in più di un’occasione.

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Uomini e donne sole insomma, che devono amarsi, per forza, per amore, o per necessità, facendo sminuendo quindi quasi del tutto l’importanza di questo sentimento e facendo dell’amore stesso un qualcosa non più da condividere ma da utilizzare per evitare una brutta fine. E fuori? Fuori c’è la resistenza, la libertà, c’è un gruppo di persone che si ribella e vuole invece rimanere single a vita; ma ad ogni costo, e chi sgarra, chi si fa tentare dall’amore vero, viene punito, e anche in malomodo. Ed allora dove sta la salvezza in questo mondo?
Sta all’interno di un hotel che pur guidando e manovrando ogni tua singola azione ti da un’opportunità di una vita di coppia, sia essa vera o ipocrita, o il mondo esterno, che ti promette libertà, ma che poi al primo sgarro ti punisce forse anche più violentemente?

Un film che riesce anche a far ridere pur nascondendo (e nemmeno tanto) un mondo del quale nessuno di noi quasi sicuramente vorrebbe far parte. E poi, un altro aspetto molto importante. La pancia, una parte del corpo che in questo film, ed in altre pellicole greche, riveste sempre un importante aspetto e significato. Simbolo del punto in cui la Grecia tutta è stata colpita, la parte del corpo da cui nascono nuove vite, nuove speranze, nuove possibilità, è invece il centro delle botte e delle violenze più dure che i protagonisti, e la Grecia tutta devono subire. Un mondo surreale che però ha molto di reale, un mondo in cui dopo il lavoro, l’economia, e la famiglia, anche l’ultimo baluardo, l’ultimo valore importante che poteva salvare la società greca e non solo, è caduto: l’Amore. Non è più salvezza, non è più il sollievo dalle sofferenze, ma è solo e soltanto una scelta egoistica fatta per salvarsi da un futuro pessimo o da un non futuro. Quello che non c’è (almeno per ora ) per il povero e dilaniato paese greco, per la nostra cultura occidentale, per il nostro mondo. Ma che se va vanti così, a suon di perle, ci sarà sicuramente, e sarà grandioso, per il cinema greco.

La pellicola è stata presentata in concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes, dove ha vinto il Premio della Giuria.
CORRETE A VEDERLO. TUTTI.

VOTI FINALI
voto :
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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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