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Alps – di Giorgos Lanthimos (2011)

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Lanthimos non è riuscito a vincere la Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, portando a casa col suo film “The Lobster” solo (si fa per dire) il Premio delle Giuria.
Non l’ho ancora visto e quindi potrebbe aver vinto anche troppo forse, o forse no.
Quello che so di certo è che c’è un altro suo film, del 2011, che a Venezia, precisamente alla 68a edizione della Mostra, ha vinto il Premio Osella per la miglior sceneggiatura. E quel premio sicuramente se lo ha meritato, e forse Alps, meritava molti più premi di quello, perchè avendo visto tutti i film di Lanthimos, io personalmente lo giudico il prodotto più alto, più malato, ma più dannatamente ben fatto e riuscito del regista greco, forse superiore anche a “Dogtooth”, che è di per se uno dei migliori film che ho visto negli ultimi anni.

Come in “Dogtooth” siamo in una realtà surreale, ma dalla famiglia, e dall’interno di una casa ci spostiamo ad un orizzonte più ampio, la società, ed anche se il film si snoda anch esso in interni, gli ambienti chiusi sono molteplici : case, un ospedale, una palestra.
I protagonisti sono quattro persone, un’infermiera, una ginnasta, il suo allenatore e un paramedico.

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Oltre a questi ruoli nella vita reale il gruppo ha fondato una specie di organizzazione, in cui ognuno di loro a richiesta, si sostituisce a persona defunta per alleviare il dolore dei familiari rimasti in vita.

L’organizzazione si chiama “Alpi”, come la nostra catena montuosa, e i nomi delle persone del gruppo si rifanno ad alcuni dei suoi monti più famosi. Come quello di colei che possiamo considerare la protagonista del film, “Monte Rosa” (la figlia maggiore in Dogtooth), che però dopo un po’ si fa prendere troppo la mano in questa storia, quella dell’organizzazione, tanto che non capiamo più qual’è il suo vero ruolo nel mondo e quando invece fa la parte del defunto di turno. Il gruppo ha regole ferree, perchè prendere il posto di qualcuno che non c’è più è una cosa seria, una cosa da fare bene nei minimi dettagli, e non si può mai sbagliare, altrimenti le conseguenze possono essere gravi.

E’ un film di spessore quello di Lanthimos, un film che ci emoziona senza però prenderci a calci nello stomaco, ma che ci prende più a livello di testa : ci spiazza già conoscere l’attività segreta dei quattro protagonisti, una cosa surreale, e questo non è nuovo nei suoi film, ma quello in cui il regista greco è bravo è nello sbatterci questo fenomeno come una cosa naturale, normale, diretta. E’ così punto e basta, e guai a sgarrare, come nella ginnastica artistica, in cui duro lavoro, seguire le regole, e sofferenze fisiche sono alla base del successo, non a caso un membro del gruppo fa proprio questo sport ( e non è l’emblema della felicità).

jamovie-alps-Lanthimos-04Se in Dogtooth era la famiglia a ricreare per i figli un ambiente ed uno stile di vita che non potremmo mai immaginare neanche dopo dosi massicce di allucinogeni e droghe varie, qui è la società, è un gruppo di quattro persone a creare un qualcosa di impensabile : e lo fanno talmente bene che specie nel caso della protagonista ci risulta difficile capire quale sia la sua vera vita e quale quella che deve interpretare.
E non è forse questo il ruolo e la bravura di un attore? Far sembrare vero quello che non lo è, saper interpretare diverse personalità , differenti dalla propria.
E l’attore ed il suo ruolo ritornano spesso nel film : i quattro del gruppo che recitano le parti dei “loro” defunti, i giochi che fanno tra loro in cui devono indovinare il personaggio che imitano. Cinema nel cinema fa Lanthimos, e lo fa molto bene, mettendoci del suo : come la visione malata e sporca del sesso che abbiamo già visto nei suoi film precedenti, o l’incalzante uso del ballo nelle scene più grottesche dei suoi film, elemento che in Alps ritroviamo spesso.

Il finale poi è epico, e di difficile interpretazione, e non vi anticipo altro, perchè vi rovinerei proprio tutto.
Realtà surreale descritta come assolutamente normale e assodata nella società, scene grottesche che più grottesche non si può, umorismo nerissimo, un senso di distacco e freddezza difficilmente raggiungibili, fanno di questo Alps una delle migliori pellicole greche degli ultimi anni, dimostrando ancora una volta (se mai ce ne fosse ancora bisogno), quanto in questa nazione di cinema, ne sappiano parecchio, almeno negli ultimi anni. Poteva toccarci il cuore questa pellicola, con temi come la rielaborazione del lutto, la paura di rimanere soli, il sentirsi ai margini della società, la morte, ma Lanthimos li tratta in modo così freddo che ci prendono di testa, ma alla fine del film tutto ciò ci disturba un casino.

Non è di semplice visione questo film, il ritmo è lento e molte cose le capiamo avanzando con la visione, e bisogna essere pazienti. Ma con quello che poi la pellicola ci mostra ed il finale mozzafiato, il tutto condito dalla grande interpretazione di Aggeliki Papoulia (come già detto prima la figlia maggiore di Dogtooth) lo mette sicuramente nella lista di quei titoli che dovete assolutamente vedere.
Questi sanno fare cinema, malato, ok , ma lo sanno fare. BENE.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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