Home recensioni biografico La zona d’interesse (2023) – L’indifferenza di ieri e quella di oggi.

La zona d’interesse (2023) – L’indifferenza di ieri e quella di oggi.

 

Quella di Rudolf, della moglie Hedwig e dei loro 5 figli sembra la vita di una normale famiglia, alle prese col quotidiano. In realtà vivono in una Interessengebiet, un’area d’interesse con le mura che dividono loro da ciò che si sta accadendo fuori nel campo di concentramento di Auschwitz.

Dieci anni dopo Under the Skin, l’ex “videoclipparo” londinese Jonathan Glazer (sono suoi Karmacoma dei Massive Attack e Karma Police dei Radiohead) torna in sala con una nuova rivoluzione di genere. Perché il filone “film sull’Olocausto”, col rischio di sembrare poco sensibile, è di fatto un genere cinematografico.

Spesso ostentazione del dolore, pornografia della violenza, voyeurismo di corpi privati di anima, vita e dignità. A volte per meri fini commerciali, spacciati per arte. Consapevole di voler glissare questo rischio, l’autore si affida al piano d’ascolto. Espediente cinematografico che viene usato per mostrarci il soggetto nell’atto di ascoltare e/o reagire.

Ma la reazione della famiglia Höß è l’indifferenza, mentre le strazianti urla e il fumo dalle ciminiere dei forni crematori rimangono sullo sfondo di uno dei più grandi crimini contro l’umanità.

Un operazione tecnicamente e diabolicamente geniale, che carica lo spettatore di un peso ancor più doloroso e intollerabile.

Adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2014 scritto da Martin Amis, La zona d’interesse (The Zone of Interest) diventa così una spietata messa in scena della banalità del male, citando Hannah Arendt e l’indifferenza a esso, pensando al genocidio palestinese.

L’altra faccia dell’orrore, più che il dramma delle vittime, la vita quotidiana dei carnefici, interpretati da straordinari attori tra i quali spicca Sandra Hüller (annus mirabilis, dopo Anatomia di una Caduta).

Il risultato è un’esperienza unica nel suo genere, totalmente immersiva e soprattutto una potente e dolorosa riflessione sulla desensibilizzazione al male e alla sofferenza altrui, l’impassibilità di ieri e quella di oggi.

Il film più disturbante e malvagio della stagione e concettualmente una delle pellicole più innovative del secolo in corso.