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Justice League – La recensione

Justice League, quinto film del DC Extended Universe, diretto da Zach Snyder e scritto da Joss Whedon e Chris Terrio è, dopo una gestione particolarmente travagliata, finalmente approdato nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.

Dopo la morte di Superman, il vigilante Batman si accorge della presenza di strani esploratori, forse provenienti dallo spazio e capisce che sono l’avanguardia di un invasione. Decide di formare una squadra di metaumani per difendere la terra da ogni minaccia.”

La pellicola sarà riuscita a dare un punto di svolta all’universo DC oppure, dopo la debacle di Batman v Superman, questa sarà la pietra tombale per Wonder Woman e compagni?


JUSTICE LEAGUE ASSEMBLE

Partiamo da un fatto insindacabile.

Alla Warner Bros. hanno fatto i furbetti.

JL prende “ispirazione” dal primo Avengers e ne ricalca la storia. C’è l’invasione aliena con tanto di portale, c’è un cattivo che vuole distruggere la terra, ci sono gli eroi che per fronteggiare la crisi devono formare una squadra. Tutto semplice, già visto e molto lineare. Fortunatamente, gli autori riescono a far funzionare il tutto senza complicare le cose.

I personaggi sono presentati bene (ed è quasi un miracolo visto i così pochi film a disposizione), le due ore scorrono veloci ma, soprattutto, il film intrattiene.

Via buona parte di quell’aria pesante che pervadeva “Batman V Superman” e “Man of steel” e largo a scene d’azione chiare e coinvolgenti e alle interazioni, finalmente più leggere e scanzonate, tra i membri del neonato gruppo.

I MAGNIFICI 5 (+1)

Ed eccoci arrivati al punto di forza maggiore del film. I metaumani che compongono la JL.

Iniziamo da Batman, interpretato ancora una volta da Ben Affleck. Un uomo pipistrello invecchiato, stanco e in preda a laceranti sensi di colpa.

Affleck con la sua mono espressività è un Bruce Wayne grandioso e in questo film lo riconferma. Veramente brutto il costume da Batman che lo rende gonfio (soprattutto in viso) in maniera troppo innaturale.

Su Wonder Woman c’è poco da dire.

Gal Gadot interpreta un amazzone strepitosa, leader inconsapevole di un team formato da soli uomini e guerriera determinata che tiene testa quasi da sola a Steppenwolf. A tempo perso fa anche da collante tra i vari membri della JL. Cosa volere di più? Standing ovation per lei.

Aquaman, Flash e Cyborg impersonati rispettivamente da Jason Momoa, Ezra Miller e Ray Fisher.

Il principe di Atlantide è, probabilmente, il personaggio che mi ha sorpreso di più. Sorvolando sull’ovvia scena a petto nudo, viene dato in pasto allo spettatore un Aquaman auto esiliato, spaccone e profondamente solo. Funziona questa versione cinematografica “badass” di un supereroe preso in giro da tutti (anche nel film non mancano le battute sul suo parlare con i pesci) e Momoa ne è un degno interprete.

per la gioia del pubblico femminile

Flash, l’uomo più veloce del mondo, è il novellino del team. Troppo giovane ed impreparato per affrontare l’invasione copre le sue molte paure e insicurezze sparando battute (non sempre riuscite) a raffica. Dispiace che un personaggio storico come Flash sia stato relegato a personaggio quasi comico. I duetti con Batman ricordato quelli di “Spiderman Homecoming” tra Spider man e Iron man.

L’anello debole, come caratterizzazione, della JL è Cyborg. Personaggio funzionale per lo sviluppo della trama ma bidimensionale. Zero empatia per la sua situazione, zero coinvolgimento nei suoi combattimenti. Non aiuta l’orrenda computer grafica che ricopre il suo corpo. Rimandato.

Sul +1 del titolo non dirò nulla ma sappiamo tutti chi comparirà prima o poi nel film.

VILLAIN DI CARTAPESTA, CGI E ALTRE AMENITÀ

JL, come già detto, è un buon film d’intrattenimento ma non essendo perfetto presenta molte brutture.

Steppenworlf il distruggi mondi, araldo di Darkseid portatore di morte è probabilmente uno dei villain più anonimi e insipidi di tutto il panorama dei cinecomics.

Interamente creato con una CGI aberrante che lo rende ancora più brutto e finto ha, per non farsi mancare niente, la personalità di una mensola Ikea. Blatera senza senso per un ora e 40 e infine viene preso a calci, a turno, da tutti gli eroi.

La CGI inoltre si mantiene su livelli orrendi per tutto il film dando la costante sensazione di finzione e artificialità. Con un budget così elevato era quantomeno doveroso curare di più questo aspetto.

Altra nota dolente sono i dialoghi, la cui quasi totalità suscita nello spettatore lo stesso interesse di una pubblicità sulla nuova edizione dell’Isola dei Famosi. Il fondo si tocca durante una conversazione tra Martha Kent e Lois Lane (Amy Adams che quando interpreta questo personaggio diventa irritante) dove se al posto di parlare del defunto Superman si fosse parlato della situazione degli agricoltori del Burkina Faso non sarebbe cambiato niente, anzi, avrebbe coinvolto di più.

Ma alla fine della proiezione, dopo aver visto le due splendide scene post titoli di coda, cosa rimane di Justice League?

Rimane un cinecomics godibile che, anche con i suoi tanti difetti, riesce ad intrattenere chi lo guarda. Un bel passo in avanti dopo il bagno di sangue di Batman v Superman.

Per il futuro avanti così.