Home recensioni azione Wrath of Man – La Recensione

Wrath of Man – La Recensione

Patrick Hill (Jason Statham) è un autista inglese appena stato assunto dalla Fortico, una società di sicurezza a L.A che trasporta milioni di dollari cash nei suoi camion.

Un lavoro molto rischioso per il quale serve sangue freddo e addestramento. “H” come lo chiamano tutti non sembra un asso; stenta al volante e con le armi. Viene assunto lo stesso, col minimo punteggio possibile, per il fatto di essere un buon lavoratore indefesso e silenzioso. Un giorno però il suo portavalori viene assaltato da alcuni malviventi armati e pericolosi. H non tentenna un attimo e con fare esperto e freddezza da navigato killer, fa fuori tutta la gang, salvando il bottino e ricevendo gli encomi da parte dell’azienda. Ma qualcuno inizia a sospettare che dietro “H” si nasconda qualcosa di più di un semplice autista.

Adattato dal film francese del 2004 “Le Convoyeur” (alias “Cash Truck”), dal quale prende in prestito la struttura narrativa, Wrath of Man è un thriller/poliziesco/neo-noir vigoroso e violento.

Il regista Guy Ritchie si sveste delle sue attitudini, dalla sua comfort zone, dai vezzi tipici della sua coolness britannica, dalla verve spensierata e frizzante di film come Snatch, RocknRolla o Operazione U.N.C.L.E. (solo per dirne alcuni) e tira fuori dal cilindro un film solido, serioso e potente.

Il suo “H” (soprannome vagamente kafkiano) è molto diverso dai suoi passati antieroi, sembra uscito fuori da un film di Don Siegel. Un silenzioso vendicatore western à la Clint Eastwood e al contempo un misterioso yakuza in stile Takeshi Kitano.

Wrath of Man rinuncia all’ispessimento psicologico di molti dei suoi personaggi, alcuni dei quali restano totalmente in penombra (vedi l’agente King di Andy Garcia) per concentrarsi sul racconto corale. Il tutto girato con una tecnica sopraffina e alcuni piani sequenza da brividi.

La pellicola riesce sia nella potenza drammaturgica del revenge thriller, sia nella cura maniacale di un heist movie preciso e ben concepito.

Colpisce l’interpretazione posata e taciturna di un Jason Statham in stato di grazia, molto meno quella scialba e sotto tono di Scott Eastwood. Nel cast anche Josh Hartnett e Jeffrey Donovan, Eddie Marsan e un cameo del cantante Post Malone.

Non aspettatevi il cinema ipercinetico, citazionista e spassoso del solito Guy Ritchie, piuttosto Heat – La sfida o (volendo proprio spararla grossa) I senza nome di Melville e quel tipo di atmosfere raffinate e ambizioni minimaliste.

Il tutto ben shakerato con un certo cinema muscolare e testosteronico del tipo “non pestare le mie gardenie o ti faccio il culo”.