L'estate addosso

Sezione: Cinema Giardino


Poteva essere una nuova rappresentazione delle estati giovanili piatta e banale. L’estate addosso di Gabriele Muccino è invece un film genuino e onesto che immortala un’estate indimenticabile, quella impressa nel tuo cuore e che farà sempre parte dei tuoi ricordi.

La conosciamo tutti quella sensazione di smarrimento, quasi di vuoto che segna l’inizio dell’età adulta dopo la fine delle superiori. Marco parte per il suo viaggio estivo verso San Francisco con quell’incertezza che sembra bloccarti, ma non è solo: a lui si unisce la compagna di scuola Maria, non proprio la persona con cui sperava di intraprendere l’avventura americana. Ad attenderli Matt e Paul, una coppia di ragazzi omossessuali.

La convivenza con i due sarà l’occasione per confrontarsi con i propri pregiudizi, con le opinioni e le etichette che a volte ci segnano oltre la nostra vera persona. Proprio la relazione con Matt (Taylor Frey) e Paul (Joseph Hard) è la componente non marginale  che rende brillante e non retorico il loro soggiorno, il quale durerà più del previsto. La complicità crescente, l’esporsi fidandosi dell’altro, tra questo gruppo di persone tutte diverse è la vera ricchezza di L’estate addosso, metafora per situazioni di come vorremmo le nostre esistenze: piene di amore, di punti di contatto e di una felicità da condividere.

Che sia un’estate o un altro periodo del nostro viaggio il film restituisce quell’irrefrenabile bisogno che gli imprevisti, i momenti più sinceri della vita durino a lungo: invece facciamo promesse e programmi che difficilmente manterremo, Muccino mantiene viva tale atmosfera attraverso una musica intima e malinconica che non stona rispetto alla narrazione ricordandoci che siamo vivi davvero provando anche tali sentimenti.
Doveva essere il progetto più fresco e meno impegnativo degli ultimi tempi per Muccino che realizza un piccolo gioiellino di istantanee di vita coinvolgente e vero.

Da sottolineare in positivo le performance attoriali, convincenti visto l’uso della lingua inglese, di Brando Pacitto e della graziosa Matilda Lutz.

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Redattore

- Il cinema per me è come un goal alla Del Piero, qualcosa che ti entra dentro all'improvviso e che ti coinvolge totalmente. È una passione divorante, un amore che non conosce fine, sempre da esplorare. Lo respiro tutto o quasi: dai film commerciali a quelli definiti banalmente autoriali, impegnati, indipendenti. Mi distinguo per una marcata inclinazione al dramma, colpa del Bruce Wayne in me da sempre. Qualche gargamella italiano un tempo disse che di cultura non si mangia, la mia missione è smentire questi sciacalli, nel frattempo mi cibo attraverso il cinema, zucchero dolce e amaro dell'esistenza -