Hacksaw_Ridge

Sezione: Fuori Concorso


Che sia un film di Mel Gibson lo si intuisce presto: la grandezza delle immagini invade la narrazione. Dieci anni dopo la sua ultima regia Gibson realizza una storia di volontà e fede, le stesse che non hanno mai vacillato in Desmond Doss, che a Okinawa, nella battaglia contro l’esercito giapponese  nel corso della seconda guerra mondiale, salvò 75 uomini senza sparare un solo colpo: fu il primo obiettore di coscienza insignito della Medaglia d’Onore del Congresso.

La violenza, il peso di ferite aperte in guerra creano punti di non ritorno; Desmond lo sa bene, lo ha vissuto nella sua crescita vivendo con un padre il cui spirito è diventato moribondo proprio a causa dei conflitti bellici. Quando suo fratello decide di arruolarsi Desmond capisce che è il momento di agire, pur essendo portatore di saldi valori etici e contrario persino a toccare un’arma sceglie di arruolarsi per essere un soccorritore.
Il suo essere calmo, riflessivo sul campo di battaglia possono però diventare una mina pericolosa. Anche il rispetto è duro da ottenere tanto che rischierà una condanna dinanzi alla corte marziale per il suo rifiuto nell’ utilizzare le armi.

La convinzione di Desmond saprà vincere ogni sabotaggio portandolo nell’inferno dello scontro, rappresentato in maniera assordante, con sequenze scenografice nitide, pulite, a comunicare senza tentennamenti il caos, l’oscurità di quell’evento. Le persone volano, il sangue, elemento caro a Gibson, scorre sui visi dei soldati ma non in mondo massiccio se paragonato a quello mostratoci dal regista in La Passione di Cristo, eppure quasi non c’è distinzione tra vivi e morti: tutto può finire in un attimo riducendoti a brandelli e cibo per topi; il regista ci mostra tutto questo e lo vede Desmond per primo: deve prendere coscienza della cruenza, dell’orrore a cui sta per partecipare, una scelta narrativa funzionale perchè non rende le azioni di Desmond puramente celebrative.
In Hacksaw Ridge non mancano retorica su nazionalismo e religione, ma il film fa presa ed emoziona perché mostra, grazie anche ad un cast ottimo, l’altro pensiero, quello dei capi e dei compagni di guerra che osteggiano e quasi non comprendono la scelta di Desmond, interpretato da un Andrew Garfield capace di tramettere il coraggio, la coerenza interiore di uomo semplice spinto da una fervida caparbietà compiere azioni straordinarie nella drammaticità di un contesto non controllabile.

L’unica arma che aveva con sé Desmond Doss era la propria essenza, la fede instancabile nel “trovarne ancora uno” da salvare. Hacksaw Ridge rimarca attraverso l’impresa di un eroe reale quanto sia nobile la coerenza di essere se stessi, di restare fedeli in modo stoico al proprio intimo io.

-Alessandro Faralla-

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Redattore

- Il cinema per me è come un goal alla Del Piero, qualcosa che ti entra dentro all'improvviso e che ti coinvolge totalmente. È una passione divorante, un amore che non conosce fine, sempre da esplorare. Lo respiro tutto o quasi: dai film commerciali a quelli definiti banalmente autoriali, impegnati, indipendenti. Mi distinguo per una marcata inclinazione al dramma, colpa del Bruce Wayne in me da sempre. Qualche gargamella italiano un tempo disse che di cultura non si mangia, la mia missione è smentire questi sciacalli, nel frattempo mi cibo attraverso il cinema, zucchero dolce e amaro dell'esistenza -