Un grande trionfo agli Oscar per Brendan Fraser e per The Whale, pellicola sensibile e toccante che tocca le corde più intime e fragili dell’animo umano.
Charlie è affetto da una grave forma di obesità, che lo obbliga a rimanere chiuso in casa, alternando il suo tempo tra lezioni di scrittura online, a webcam rigorosamente spenta e le conversazioni con la sua amica infermiera Liz. L’aggravarsi della propria patologia, porta il professore a voler rimettere insieme i pezzi della sua vita, riallacciando i rapporti con sua figlia, Ellie, abbandonata dopo aver dichiarato la sua omosessualità.
Ogni personaggio che ruota nel film sembra ambire, a volte inconsapevolmente, alla salvezza altrui. Liz assiste Charlie ogni giorno, gli misura i parametri, acquista gli alimenti, gli fa avere anche una sedia a rotelle adatta a lui.
Il loro rapporto non è solo sincero, ma nasce soprattutto da una reciproca necessità di affrontare il proprio dolore e i propri traumi. Charlie è consapevole che la sua condizione è frutta di un profondo dolore causato da una perdita che egli non riesce a gestire. I giorni della settimana appaiono sullo schermo, scandendosi come un conto alla rovescia, indice della fine ormai vicina per l’uomo.
salvata dalla propria rabbia e frustrazione. Per tutto il film, assistiamo al tentativo di Charlie di entrare in punta di piedi nella vita di sua figlia, animato dal forte senso di colpa. Dall’altra parte osserviamo l’ostilità di Ellie che, odiando il padre, ma desiderandone anche l’amore, ritorna sempre. Un rapporto animato da una forte parabola del perdono e del dolore.
immobilità e rischi di soffocamento. Charlie è un abile comunicatore, ma non riesce a descrivere ciò che prova, in un tema dell’ineffabilità che gli rende quasi impossibile abbattere i propri muri.
The Whale si regge sulla potenza espressiva di Brendan Fraser, il quale, dopo un
periodo di buio, ritorna felicemente alla ribalta e uno splendore più forte di quanto non lo fosse negli anni ’ 90. E’ quasi come se fossimo in grado di cogliere i dolori e la personalità di Fraser attraverso la disperazione di Charlie. Fortunatamente, il regista ha lasciato totale libertà all’attore, facendo si che questo plasmasse in parte il suo personaggio su se stesso. Charlie diventa una tela bianca sulla quale dipingere e mostrare i suoi propri sentimenti.
accade in quanto il film non ha bisogno di simboli, parla da sola e cresce, senza aiuto di immagini metaforiche e grazie ala sola forza espressiva dei suoi interpreti.
autodistruzione, l ’essere umano troverà sempre, anche vivendo i suoi ultimi istanti, il coraggio di rialzarsi, trasformandosi in luce.