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The Last Duel, grande lezione di Cinema e femminismo di Ridley Scott – La recensione

Nel XIV secolo Jean de Carrouges, un cavaliere, sfida a duello il suo amico Jacques Le Gris dopo che sua moglie le confessa di essere stata stuprata da lui.

Presentato all’ultima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è uscito nella nostre sale The Last Duel, ultima fatica di Ridley Scott che a ben 83 anni continua a sorprenderci. Solo lui poteva dirigere un film estremamente rude, maschile ma anche intelligentemente femminista.

Emozionante, potente e incisivo, è un grande film che porta alla riflessione, al confronto.

Diviso in quattro atti, i primi tre narrano i punti di vista di marito, carnefice e vittima mentre l’ultimo presenta questo ultimo duello, una scena di grande pathos, tensione, crudezza e violenza. Un’ultima mezz’ora di perfezione cinematografica che solo un grande regista come Scott poteva fare. Marguerite, interpretata da una eccellente Jodie Comer meritevole di ogni premio sulla faccia della terra, è un’eroina di ieri, ma anche di oggi. Una donna coraggiosa che denuncia lo stupro fregandosene della società maschilista specialmente in un periodo dove i diritti femminili neanche venivano considerati.

Jodie Comer è Marguerite de Carrouges

Una donna che già muore dopo questa violenza, la quale rischia di venire giustiziata con un eventuale sconfitta del marito che a sua volta significherebbe un segno dall’alto per dire che lei ha mentito. Lei, sposata a un uomo che mette subito in dubbio il suo racconto e che le alza le mani costringendola a fare sesso perché non può dormire in un letto dove l’ultimo rapporto sessuale consumato era uno stupro.

Chi è alla fine l’eroe della storia? Lei che denuncia o il coniuge che sfida l’amico a morte? Dettaglio da non sottovalutare quando si assiste alla parata finale.

Si respira per tutto il film questo maschilismo tossico e le prime due versioni del racconto servono a entrare nella psicologia maschile tra orgoglio, sensazioni, convinzioni. Interessante come ci si concentri su dettagli e percezioni diverse: uno che rimarca di aver salvato la vita all’altro, quest’ultimo che omette questo particolare nella sua versione dei fatti, uno che pensa che la donna si sia sfilata le scarpe come preliminare sessuale, mentre la realtà mostra ben altro. Ottima la sceneggiatura di Nicole Holofcener scritta con Ben Affleck e Matt Damon, quest’ultimi premi Oscar per la miglior sceneggiatura originale nel 1998 con Will Hunting. Un trio non certo di novellini!

E’ l’attenzione ai dettagli anche nello script che non porta lo spettatore ad annoiarsi. The Last Duel è un processo che sente con attenzione tutte le parti lasciando la verità alla fine.
Matt Damon è Sir Jean de Carrouges

La regia di Ridley Scott è grandiosa, eccellente Maestro nel dare attenzioni sia alla violenza che alla drammaticità, tra battaglie sanguinose e primi piani strazianti. Gli interpreti sono eccellenti: oltre alla citata Comer, troviamo Adam Driver che ci ricorda di essere – senza superbia – uno dei più grandi attori viventi, un concentrato di carisma e talento raro oggigiorno. Convincente anche Matt Damon, aiutato da un trucco e parrucco che inaspriscono ancora di più i suoi lineamenti e sorprendente Ben Affleck in ruolo dove mostra una ritrovata gamma espressiva. Potentissima la colonna sonora, splendidi i costumi che ti catapultano nell’epoca, fantastica l’attenzione ai dettagli.

The Last Duel è lezione di grande Cinema, un manifesto dei diritti umani in un’epoca lontana da noi. Ma oggi siamo messi tanto meglio?

Indubbiamente uno dei migliori lavori storici di Ridley Scott non meno memorabile ed efficace del suo cult Il gladiatore. Raramente si è visto un film così femminista presentato in modo così rude e maschile. Vedere per credere. E ora? In bocca al lupo per la stagione dei premi.