Il film che racconta la vita di Alan Turing, crittografo, matematico, informatico, tra le più geniali menti del secolo scorso, che durante la Seconda Guerra mondiale al soldo dei servizi segreti di sua maestà, riuscì a decifrare le comunicazioni tedesche, criptate attraverso un complesso codice denominato Enigma, permettendo agli alleati di vincere la Guerra. La storia è passata sotto silenzio perché naturalmente segretissima e perché Alan Turing era omosessuale, considerato qualcosa di profondamente illegale nell’Inghilterra degni anni ’50. Un omosessuale che venne condannato dal suo stesso paese che contribuì a salvare alla castrazione chimica, fatto che lo spinse al suicidio nel 1954.
Wow quanta carne al fuoco! Storia, politica, spionaggio, geni tormentati, omosessuali… Peccato che quasi niente funziona come dovrebbe.
Tra flashback-forward la storia essenzialmente si suddivide in tre parti: la prima, la più consistente, ambientata durante la Guerra, vede Alan all’opera con il suo team di cervelloni, nella costruzione della macchina che andrà a decifrare il complicato codice enigma; La seconda, a guerra conclusa, in cui Turing è tenuto “sotto scacco” per via della sua omosessualità e infine la terza riguarda l’infanzia del nostro protagonista e la grande amicizia con Cristopher, suo unico e migliore amico.
Il problema è che “The Imitation Game” scorre con troppa linearità e superficialità. Le due storie principali non si legano mai, viene dato troppo risalto alla decifrazione del codice Enigma a discapito del dramma personale di Turing, che non viene mai approfondito come dovrebbe, lasciando tutto in superfice limitandosi a raccontare i fatti, senza mai affondare realmente le mani, fino al frettoloso finale troppo buonista e politically correct. Il film sembra trattare questo tema più per ingraziarsi e commuovere il pubblico che per sensibilizzarlo sull’argomento. Ed è un peccato.
Principalmente quello che rende veramente apprezzabile la pellicola è il cast: Benedict Cumberbatch (sulla scia del suo Scherlock televisivo) è veramente eccezionale nel mettere in scena la vita e il dramma del protagonista e anche la Knightley, qui in una delle sue poche volte in cui si ricorda di essere un’attrice, intensa e credibile. Efficacie anche tutto il cast di contorno, soprattutto Matthew Goode (spalla del protagonista) e naturalmente Mark Strong, ormai uno dei migliori caratteristi inglesi che ci sono su piazza.
Poteva essere tante cose questo The Imitation Game rimane un’occasione sprecata, godibile si, ma troppo perfettina nella sua rappresentazione, troppo artificiale… Il classico film studiato a puntino per acchiapparsi premi… Insomma, il classico film che tanto piace a quei progressisti dell’Accademy e tutte le varie nomination ne sono la prova.