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Suspence, di Jack Clayton (1961)

Jack Clayton dirige Suspence, una delle trasposizioni più angoscianti e riuscite dell’Oscura opera di Henry James, Giro di vite.

Pellicola seminale e Miss Giddens, una mirabile Deborah Kerr, è un’istitutrice assunta per occuparsi di due piccoli orfani, Flora e Miles, nella sperduta tenuta di famiglia nella campagna inglese.
La pellicola si apre con il viaggio in carrozza, la bellezza botticelliana dei paesaggi e la luce quasi ultraterrena presente a sottolineare lo stato di meraviglia ed estasi della protagonista dinanzi cotanta magnificenza, quasi surreale.
Accolta inizialmente dalla piccola e dolcissima Flora e dall’anziana cameriera, Miss Giddens farà presto la conoscenza di Miles, il fratello espulso dal collegio, reo di aver commesso una colpa innominabile.
I giorni si susseguono sereni, sino a quando qualcosa o qualcuno inizierà a sussurrare tra i corridoi la notte.
È a questo punto che verrà scoperta l’atroce verità sulla defunta istitutrice, Miss Jessel, amante segreta di Quint, il cameriere personale del padrone, morta suicida nel lago.
I fiori perderanno il loro profumo e assumeranno via via la forma di taciti testimoni di inenarrabili segreti.
La fotografia darà vita ad un gioco di ombre spettacolare, in cui l’impronta onirica del sogno accompagnerà la protagonista all’epilogo finale.
Voci, apparizioni, paura, isteria, mistero.
Un incubo vigile in cui solo la forza di volontà e  la disperazione condurranno al riconoscimento di una terrificante verità: l’invasione.
Salvare i bambini dagli intrusi, salvarli da se stessi.
Deborah Kerr è immensa: vestita di bianco tra i corridoi bui, con i capelli sciolti e gli occhi sbarrati.
Il tentativo di salvezza prenderà man mano la forma di un vero e proprio delirio paranoico, un’immensa tragedia dell’Io.
La lotta all’innocenza infranta diviene missione e causa, in un mondo sospeso in cui l’oscena morbosità degli adulti ha invaso la purezza dei piccoli.
Tracciare il confine, preservare i bambini.
I bambini devono essere salvati.
Miss Jessel e Quint non sono solo fantasmi, sono l’integerrimo monito di qualcosa di agghiacciante e terribile.
L’inchiostro che deturpa la carta candida, il fuoco che distrugge i colori, l’urlo stridulo di un uccello che rompe improvviso la quiete del lago.
Corruzione, impurità, perversione: la Kerr diviene deus ex machina pronta con il suo sacrificio a purificare Bly Manor e il mondo intero.
Nell’oscura opera di James però, qualcosa rimane impenetrabile.
Ed è quella stessa impenetrabilità che Clayton riesce a fare rivivere in questa battaglia senza salvezza e senza tempo, dove ogni tentativo di luce viene prepotentemente schiacciato dall’ineluttabile potere mortificatore del male.

Articolo di Sara Guzzardi