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Red Sparrow: la recensione dell’ultimo film di Jennifer Lawrence

Dominika Egorova è una promettente ballerina di danza classica russa, che in seguito ad un terribile incidente è costretta a ritirarsi dal prestigioso palcoscenico del Bolshoi di Mosca. Pur di far fronte alle esorbitanti spese per le cure della madre, gravemente malata, accetta un incarico molto rischioso offertole dallo zio Venya (Matthias Schoenaerts), un importante burocrate russo. Da quel momento in poi la ragazza entrerà in un vero e proprio incubo ad occhi aperti, che la porterà a doversi addestrare nella spietata scuola per spie “Sparrow”  prima, e a dover manipolare l’agente della CIA Nate Nash (Joel Edgerton), poi. Questi innamoratosi della ragazza, però, si offrirà di aiutarla.

Dominika darà così inizio ad un gioco di tradimenti, seduzioni e ricatti che dovrà assolutamente vincere se ci tiene alla propria vita.

Red Sparrow, è tratto dall’omonimo romanzo di Jason Matthews, ex agente della CIA, e vede nuovamente in scena la collaborazione tra il regista Francis Lawrence e l’attrice premio Oscar Jennifer Lawrence (nessun rapporto di parentela trai due come ci tengono a sottolineare), a distanza di tre anni dall’uscita dell’ultimo film della saga degli Hunger Games che l’hanno resa celebre.

DOMINIKA

Con l’interpretazione di Dominika, candida ballerina che si ritrova suo malgrado coinvolta in qualcosa di molto più grande di lei, Jennifer Lawrence torna alle origini.

Il personaggio si avvicina di certo molto più alla piccola Ree Dolly di Un Gelido Inverno (che le valse la prima candidatura agli Oscar), che ai ruoli scoppiettanti e vivaci a cui ci ha abituato nel corso degli anni.

Proseguendo quindi sulla linea di Mother!, in cui una giovane donna apparentemente debole e lasciata a sé stessa deve dimostrare di essere in grado di riuscire a cavarsela da sola, Jennifer sembra intenzionata a voler continuare ad indagare il proprio “lato oscuro”, abbandonando, almeno per il momento, ruoli che all’apparenza potrebbero risultare più semplici e sicuri per le sue qualità.

Regalando sempre interpretazioni impeccabili, la Lawrence ancora una volta cerca inoltre di superare i propri limiti, cimentandosi con la prima scena di nudo integrale della sua carriera, affrontata in maniera sfacciata e provocatoria ma che non scade mai nel volgare.

Sul grande schermo, però, meglio le interazioni con Matthias Schoenaerts rispetto a quelle con il protagonista maschile principale Joel Edgerton, che molte volte risulta eccessivamente freddo e distaccato rispetto a quanto richiesto dalla storia, non riuscendo a creare l’empatia necessaria con lo spettatore.

LA PSICOLOGIA

Se si va al cinema con l’intento di vedere una classica spy story, con scene adrenaliniche e inseguimenti al cardiopalma, il risultato sarà senz’altro deludente.

Con Red Sparrow, infatti, Lawrence regista ha puntato tutto sull’aspetto psicologico riuscendo a dare allo spettatore la percezione della sensazione di disagio e costrizione a cui puntualmente vengono sottoposti i vari personaggi.

La prima parte dei 140 minuti è incentrata sull’addestramento delle nuove spie russe denominate appunto Sparrow. La scuola è in realtà un luogo di perdizione in cui si insegna a sedurre il nemico e a sottometterlo esclusivamente attraverso il sesso. Non poche sono le pressioni psicologiche a cui devono sottostare le reclute se non vogliono diventare inutili per il governo, ed essere eliminate.

Nella seconda parte, invece, sono concentrate le scene di tortura vera e propria, piuttosto crude e violente, che non lasciano alcuno spazio all’immaginazione, e non sono di sicuro adatte ad un pubblico particolarmente suscettibile.

Nonostante il susseguirsi di vicende che, se gestite in maniera diversa, sarebbero potute risultare cariche di suspense, soprattutto nell’ultima parte, invece, il film risulta piuttosto lento.

La fotografia e le location ricercate e suggestive però, aiutano ad attenuare il senso di delusione per quello che poteva essere ma non è stato, ricreando un’atmosfera tesa ed intrigante.

SOLITO CLICHÉ

Come un buon spy hollywoodiano che si rispetti, non poteva certo mancare il binomio America = buoni/Russia= cattivi, francamente molto più che datato e forse troppo accentuato tanto da sfociare nell’irrealistico e surreale in molti punti della narrazione.

La propaganda pro U.S.A. è presente e palese, senza che si faccia nulla per nasconderla.

In generale quindi un film mediocre nonostante un’interpretazione perfetta di Jennifer Lawrence che forse questa volta però non riesce a lasciare il segno, colpa anche della narrazione che rimane in generale abbastanza piatta e incolore, per una pellicola che si dimentica facilmente una volta usciti dalla sala.