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L’intento o ambizione di Cristina Comencini con Qualcosa di Nuovo, basato sulla piece teatrale La Scena della stessa Comencini, era di trattare in modo sofisticato una realtà diffusa, quelle di donne mature che sempre più trovano negli uomini giovani un’ancora per le loro insicurezze, paure e crisi d’identità.

Maria (Micaela Ramazzotti), e Lucia (Paola Cortellesi) sono amiche da sempre, due caratteri opposti; la prima svampita, leggera, e in qualche maniera dipendente dal contatto fisico, la seconda inquadrata, distante e chiusa difronte agli uomini. Si troveranno a condividere un’avventura con Luca (Eduardo Valdarnini), un 19enne bello e vitale.
Per fare una commedia sofisticata non basta affidarsi a dialoghi calibrati, cercando di dare un abito elegante ad intrecci e dinamiche già viste.
Se soddisfacente risulta la rappresentazione del toyboy, lontano dalla caratterizzazione superficiale a cui siamo abituati decisamente fuori tempo e contesto la ricerca da parte delle due donne di far propria un’altra identità rispetto al profilo con cui conducono le rispettive esistenze. Non è sbagliato liberarsi dalle etichette, ancora più sbagliato sarebbe essere chi non si è.
E non c’entra avere consapevolezza del fatto che l’universo femminile è per natura contradditorio.
Il qualcosa di nuovo
che si affaccia nelle vite di Maria e Lucia è lontano dalla naturalità: non c’è niente di raffinato nel nascondere l’eccitazione, l’attrazione verso un uomo e un corpo più giovane, nel decidere di eliminare la componente sessuale sostituendola con un racconto che si affida ad un appagamento mentale.

Insomma il concetto di Milf è privo di qualsiasi istinto e desiderio. Qualcosa di Nuovo apparentemente può risultare una commedia diversa che cerca di narrare con originalità e garbo i rapporti sentimentali e sessuali della nostra attualità, in realtà adottando un tono statico, fa del piacere di un nuovo incontro qualcosa di plastico e finisce per essere l’ennesima occasione mancata da parte del nostro cinema di sdoganare stereotipi sociali e di genere.

Foto in evidenza: Claudio Iannone

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Redattore

- Il cinema per me è come un goal alla Del Piero, qualcosa che ti entra dentro all'improvviso e che ti coinvolge totalmente. È una passione divorante, un amore che non conosce fine, sempre da esplorare. Lo respiro tutto o quasi: dai film commerciali a quelli definiti banalmente autoriali, impegnati, indipendenti. Mi distinguo per una marcata inclinazione al dramma, colpa del Bruce Wayne in me da sempre. Qualche gargamella italiano un tempo disse che di cultura non si mangia, la mia missione è smentire questi sciacalli, nel frattempo mi cibo attraverso il cinema, zucchero dolce e amaro dell'esistenza -