Passengers, o l’amore ai tempi di Star Trek. Passengers, Harmony nello spazio. Passengers…
Ma basta con le parafrasi; come avrete capito, il vero cuore di questo sedicente sci-fi è quello di un film romantico. Sia chiaro, gli elementi fantascientifici non mancano: trattasi di una nave interstellare che traghetta 5000 anime nello spazio, in un viaggio di 120 anni verso una colonia, un posto dove poter cominciare una nuova vita.
Cosa va storto? Uno dei 5000 passeggeri si desterà 90 anni prima del dovuto all’ibernazione
Praticamente condannato a vivere e morire su una nave spaziale in viaggio.
Fin qui tutto bene: c’è l’ansia, l’empatia per una situazione estrema e apparentemente senza soluzione, e poi un cambiamento (lo avete visto tutti il trailer no?).
C’è lei, bella in modo assurdo; e poi il design accattivante della nave, e l’androide-barman divertente, e…basta.

Io ce l’ho messa tutta a cercar di apprezzare Passengers, e non è neanche così facile trovare qualcosa di davvero sbagliato nel film. Forse c’è amore -è più vicino a Titanic di quanto non avessi voluto- e qualcuno potrebbe persino commuoversi; ma manca dell’anima. Il film non si prende alcun rischio, e tra una location patinata e un volto sempre perfetto, quel poco che resta era tutto racchiuso nel trailer.
Non vuole essere una bocciatura in toto questa; Passengers non è un brutto film; solo, mettete da parte ogni pretesa che vada oltre il passare del tempo in leggerezza, magari ammirando la bellezza della Lawrence.