On the rocks potrebbe anche essere intitolato “Misterioso tradimento a Manhattan” con la Coppola che cerca tramite il suo alter ego Laura (Rachida Jones) e la complicità del padre (Bill Murray), impenitente viveur, di capire se il giovane e indaffarato marito (Marlon Wayans) la sta o meno tradendo con la bellissima spilungona che lavora con lui (Jessica Henwick).
Le atmosfere in effetti ricordano quelle di un Allen meno comico, ma sempre raffinato e ficcante.
La stessa Jones potrebbe benissimo essere, sia per la parte, che per l’attitude, uno dei tanti meravigliosi portraits femminili in quel complesso calderone sentimentale che è stata la vita del regista di New York. Qualcosa di simile ad una Barbara Hershey o una Mia Farrow, messe insieme in Hannah e le sue sorelle. Bella, colta ma anche un po’ troppo travolta dalla vita familiare. Completamente assorbita dalle due figlie e dagli impegni che la distraggono dal suo lavoro di scrittrice.
Appostati in una fiammante Alfa Romeo rossa (“questa è la tua idea di incognito?!”), mangiando caviale e ascoltando “Nessuno” di Mina, padre e figlia sono ancora complici e amici. Scrutano nella notte newyorkese le mosse del marito di lei, quel “bastardo di Dean”. In fondo Felix è un esperto di donne, ma conosce bene la psicologia e l’astuzia traditrice degli uomini. Una vecchia volpe insomma, la cui massima è:
“donne, non puoi vivere con loro e non puoi vivere senza di loro, ma questo non vuol dire che devi farne a meno!”.
Felix sa di avere un forte ascendente sulla figlia e Laura si lascia coinvolgere volentieri in un’avventura che parte dalla Grande Mela e arriva fino in Messico. “Deve essere davvero bello essere te!” dice Laura, “Non vorrei essere nessun altro!” risponde quel burlone di Felix.
Ma per quanto Laura vedrà il mondo con gli occhi del padre? Quando arriverà il momento di chiudere quel cassetto, per magari riporci un vecchio, seppur prezioso orologio?
On the Rocks è un piccolo gioiello, un racconto breve e perfettamente a fuoco dalla struttura narrativa quasi scolastica eppure così posato e significativo.
Forse uno dei meriti indiscussi di tutto il cinema di Sofia Coppola è proprio quello di restare sempre in superficie, celebrare i sentimenti tenendosi a debita distanza, per pudore o per non ferirsi. Celebrare l’amore e la reciproca dipendenza, la separazione, l’eredità culturale, i lasciti e le conseguenze psicologiche in un rapporto ombelicale come quello tra padre e figlia. Poi c’è l’oggettistica quasi un leitmotif nel cinema della Coppola e dalla forte valenza allegorica (Marie Antoinette, Bling Ring).
Ma forse in realtà tutto è iniziato nel 1989 quando Sofia ancora dodicenne scrisse insieme al padre la sceneggiatura de Life Without Zoë, un episodio di New York Stories (dove guarda caso c’era anche il contributo di Allen). Una ragazzina sola, un padre assente e il furto di un orecchino di una principessa araba. Da allora sono passati più di 30 anni e Sofia/Laura sembrano voler prendere le distanze dalla figura paterna, tanto amata quanto ingombrante.
On the Rocks (il titolo potrebbe essere un riferimento a Arthur 2: On the Rocks del 1988) è un altra fugace ma significativa pennellata nella cinematografia di questa straordinaria regista.
Una film personale che sussurra, come una canzone di Chet Baker, o come Bob, un segreto, tra i capelli di Charlotte.
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